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Roma, 22 marzo 2019 – Dove c’è acqua c’è vita, e solo dove c’è vita la società può esistere e progredire: l’acqua è un bene vitale per l’umanità e per il pianeta intero. Proprio per sottolinearne l’importanza e la necessità, le Nazioni Unite hanno scelto la data del 22 marzo per celebrare questo elemento e per ribadire il diritto all’acqua, un diritto che non può essere alienato e che nasce dal valore dell’acqua per l’umanità. L’acqua “bene comune” consente a tutti di godere di un bene necessario per vivere e crescere in dignità, in una “casa comune” più abitabile e solidale.
E l’acqua è stata al centro di una due giorni di approfondimento e confronto a Roma, in occasione della Giornata mondiale dell’Acqua 2018, promossa dalla Femca insieme alla società di consulenza Ecoman e all’istituto Sindnova e che ha visto la partecipazione delle principali aziende pubbliche e private del Paese. Nel corso dei lavori abbiamo presentato le nostre proposte sul fronte della sostenibilità del sistema idrico nazionale, per un governo sostenibile di tutta la filiera dell’acqua, che parte dall’estrazione, passa per la distribuzione e finisce con l’uso domestico, agricolo e industriale. Proposte frutto di un lungo studio interno e di un serrato confronto con gli altri protagonisti impegnati nel settore.
Innanzitutto, bisogna dare piena attuazione alle Direttive europee aggiornando e adeguando le norme nazionali, in attesa di una riforma complessiva del settore. Prioritaria è l’effettiva operatività nei distretti idrografici con la ridefinizione dei loro confini e la revisione dei piani di gestione, il cui controllo deve essere affidato alle autorità di bacino nazionale, con l’auspicabile coordinamento a livello centrale, che può essere demandato alla ARERA (Autorità di regolazione per l’energia il gas e il sistema idrico). La governance del settore, però, passa dalla realizzazione di infrastrutture acquedottistiche, fognarie e depurative. In base ai dati pubblicati dal Rapporto Blue Book 2017 le reti presentano infatti un elevato grado di vetustà, tanto che il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa (percentuale che sale al 70% nei grandi centri urbani) ed il 25% di queste opere supera i 50 anni (arrivando al 40% nelle città). Le perdite delle reti hanno percentuali differenziate: 26% al Nord, 46% al Centro e 45% al Sud. Si stima che un investimento di 66 miliardi di euro, utilizzando le risorse europee e spalmando la spesa in 30 anni, potrebbe avere un effetto occupazionale quantificabile tra 150 e 200 mila addetti.
Il futuro del settore passa attraverso l’ambiente: è necessario depurare e riutilizzare l’enorme quantità di acque reflue che proviene dall’utilizzo industriale agricolo e domestico, e che viene scaricata nell’ambiente, in modo da soddisfare la crescente domanda di acqua dolce. Infine, riteniamo indispensabile il coinvolgimento di cittadini e organizzazioni dei consumatori e dei lavoratori per avviare una strategia di informazione per aumentare l’attenzione e la consapevolezza sui temi dell’acqua. In un’epoca in cui le crisi idriche sono destinate ad aumentare, ed il controllo dell’oro blu potrà scatenare guerre e rivolte, come ha ammonito il Papa, ciascuno di noi ha il dovere di impegnarsi per tutelare e valorizzare questo bene comune primario, il principio di tutte le cose, “creatura utile, umile e pura”, come nel “Cantico delle Creature” San Francesco definiva “sorella acqua”.
Nora Garofalo, Segretaria generale Femca Cisl Nazionale
L’editoriale è apparso anche su