22/03/2019
Acqua pubblica sì, ma senza dimenticare l’efficenza del sistema di gestione

Editoriale di Nora Garofalo, Segretaria generale Femca Cisl, pubblicato su , in data 10 gennaio 2019.


L’acqua è un bene vitale di primaria importanza. È però una risorsa poco disponibile, non inesauribile e distribuita iniquamente.
Per questi motivi la gestione del sistema idrico è di fondamentale importanza: deve assicurare che l’acqua sia garantita a tutti, con
una particolare attenzione ai meno abbienti ed alle fasce più disagiate della popolazione.

Ecco perché la proposta di legge dell’onorevole Daga, con la quale si paventa un ritorno alla gestione diretta da parte dei Comuni grazie al rilancio del modello dell’azienda speciale, non sembra andare nella direzione da noi auspicata. Il testo, se attuato, potrebbe arrecare seri danni al sistema idrico nazionale, con ripercussioni sulla qualità della vita dei cittadini, soprattutto di quelli del sud, area in cui la dispersione idrica supera in alcuni casi il 60%.

Negli ultimi anni, infatti, i Comuni italiani si sono dimostrati nella maggior parte dei casi incapaci di gestire il sistema idrico, troppo articolato e strategico per essere governato a livello comunale. Il sottodimensionamento degli ambiti territoriali, inoltre, previsto dalla proposta di legge, potrebbe determinare un’eccessiva frammentazione dei servizi, con la conseguente incapacità di generare le auspicate economie di scala. Oggi il 98% dei cittadini è servito da imprese a matrice pubblica, vale a dire partecipate o controllate da soggetti pubblici. Per noi, però, il tema centrale per lo sviluppo delle infrastrutture idriche non è tanto legato alla natura del soggetto gestore individuato, quanto alla organizzazione delle gestioni. Riteniamo che una efficace governance del settore non possa fare a meno delle società di capitali, della gestione industriale.

Le multiutility restano i soggetti meglio indicati per una gestione efficace ed efficiente del servizio, ma solo in uno scenario in cui lo Stato conservi le funzioni di regolazione, programmazione e controllo, determinando anche le tariffe. Una modalità che può diventare vantaggiosa per i Comuni, assicurando al contempo un ottimo servizio alla collettività, che sarebbe anche coinvolta nella governance della risorsa acqua, attraverso forme di partecipazione diretta.

Il settore, insomma, ha bisogno di certezze, anche per evitare che sfumino i 70 mila posti di lavoro garantiti dai 2,5 miliardi di investimenti previsti nel 2019. Bisogna scongiurare il rischio di fare un passo indietro, annullando il percorso di integrazione delle gestioni locali, avviato dal 1994 con la Legge Galli e finalizzato alla sostenibilità territoriale ed economica del servizio idrico integrato, con la definizione degli ATO (gli Ambiti Territoriali Ottimali) e il sostegno ad aggregazioni industriali dei soggetti gestori. Visto che nel contratto di governo tra Lega e Movimento 5 Stelle il tema dell’acqua pubblica è prioritario, invito il governo ad ascoltare le nostre proposte, nell’interesse di tutta la comunità, da nord a sud, e delle decine di migliaia di lavoratori del settore che rappresentiamo.

 

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