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La chiusura dell’impianto P9T della Basell a Brindisi non produce “solo” la perdita di 47 posti di lavoro, ma mette a rischio la sopravvivenza stessa dell’azienda in quel polo, di tutto il petrolchimico, del suo indotto, fino a quella dell’intera filiera della Chimica di base italiana. Serve un progetto di rilancio industriale, un accordo di programma per il territorio brindisino. Serve subito, ora che il PNRR destina al Sud tante risorse. Questo è un appello rivolto a ciascuna delle istituzioni coinvolte, dalla Regione Puglia al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Deve essere riconosciuto il carattere nazionale della vertenza e devono farsi carico delle responsabilità sociali a essa collegate”. Così la Segretaria Generale Femca Cisl, Nora Garofalo, intervenuta all’assemblea generale dei lavoratori che operano nel petrolchimico di Brindisi, dopo l’annunciata chiusura del P9T, dedicato alla produzione di polipropilene.
“L’equilibrio del sito – spiega Garofalo - è delicato, poiché basato su un sistema fortemente interconnesso. Oltre a LyondellBasell ci sono Enipower, Enirewind, Versalis, Chemgas e il consorzio Bsg. Parliamo di oltre 900 lavoratori, cui si aggiungono quelli legati all’indotto, in questo contesto in una proporzione importante: per ogni addetto diretto, interno al polo, ce ne sono infatti tre, impegnati in attività economiche delle imprese dell’indotto coinvolte. La vertenza rischia di compromette il tessuto produttivo di un intero territorio, già minato dall’apertura di altre crisi”.
“In gioco ci sono le vite delle persone e delle loro famiglie – conclude la Segretaria Generale Femca – insieme all’intero futuro della Chimica di base di questo Paese, all’idea stessa di un piano industriale per il rilancio del Sud e a una visione organica dei processi di transizione cui andiamo incontro”.