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che sarà immediatamente presentata a Confindustria Energia per il rapido avvio delle trattative.
“Negli ultimi dieci anni – scrivono preoccupati i sindacati – il consumo in Italia dei prodotti raffinati è sceso di quasi 15 milioni di tonnellate (oltre 1,8 nel solo 2011), portando il tasso medio di utilizzo delle potenzialità delle raffinerie italiane al di sotto del 70%. Un buon motivo questo – dicono – per chiedere al Governo Monti una seria politica energetica nazionale che preservi il settore e assegni il giusto ruolo all’asset della raffinazione, favorendo il potenziamento tecnologico e produttivo degli impianti necessari, semplificando e riducendo anche i tempi per gli iter concessori”. Ma i sindacati chiedono anche “di promuovere presso la Comunità europea una politica di tracciabilità dei raffinati importati, per evitare di sovvenzionare una produzione extra UE che – non rispettando l’ambiente, la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini – si realizza a costi più bassi, impedendo di fatto una concorrenza ad armi pari”.
Questi, tra gli altri, i punti saliente delle richieste contenute nella piattaforma approvata:
RELAZIONI INDUSTRIALI – occorre individuare un nuovo sistema relazionale che favorisca processi di democrazia economica e di “governance” dell’impresa attraverso la costituzione di Consigli di sorveglianza aziendali e di organismi bilaterali di settore (Osservatori di comparto). “Nel nostro paese – fanno notare i sindacati – manca però una legislazione di sostegno che riteniamo necessario introdurre: a questo fine sosteniamo le iniziative intraprese dalle Confederazioni Cgil, Cisl, Uil”.
Quanto all’ambito di applicazione, i sindacati chiedono a Confindustria Energia di condividere un percorso verso la costruzione di un contratto unico di settore per tutto il comparto energetico ed idrico.
“WELFARE” CONTRATTUALE – per incentivare l’adesione ai fondi integrativi di pensione e sanitari (rispettivamente “Fondenergia” e “Fasie”) i sindacati richiedono alle imprese l’apertura di una posizione per ogni dipendente neoassunto, oltre ad un incremento della quota a carico delle aziende da versare ai Fondi per i lavoratori non stabilizzati (atipici). In questo senso “l’iscrizione agli istituti di previdenza e assistenza sanitaria – insistono – dovranno essere a totale carico dell’impresa, naturalmente fino alla trasformazione del contratto a tempo indeterminato”.
MERCATO DEL LAVORO – i sindacati insistono per una lotta serrata alla precarietà, attraverso la restrizione delle attuali forme di flessibilità proprio per migliorare la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, utilizzando l’apprendistato professionalizzante come principale strumento di accesso al lavoro e potenziando la formazione continua. Occorre pensare anche a forme sperimentali (a livello aziendale) di interventi economici di sostegno al reddito per quei lavoratori – soprattutto della raffinazione – coinvolti dagli ammortizzatori sociali.
SALUTE, SICUREZZA, AMBIENTE, APPALTI – i sindacati chiedono il recepimento nel contratto dei lavori della Commissione nazionale bilaterale HSE che, proprio recentemente, ha aggiornato le precedenti linee-guida sugli appalti comprendendo in esse la rivalutazione delle imprese, la sospensione e la eventuale loro esclusione nei casi di ripetuti accadimenti gravi. Occorre aprire un confronto per verificare con le imprese l’opportunità del rientro di alcune attività conferite in appalto.
Si richiede inoltre l’aumento delle ore di formazione per i lavoratori, soprattutto per i giovani che entrano nel settore, per promuovere corsi congiunti sulla prevenzione, così come pure l’aumento delle ore formative sull’ambiente per RLSA e RSU (gestione rischi aziendali, progetti dei “quasi incidenti”, efficienza e risparmio energetico).
SALARIO – per la tutela del potere di acquisto dei salari reali dei lavoratori, si richiede a Confindustria Energia un aumento salariale per il triennio 2013-2015 compreso tra il 7 e il 9% (da precisare entro ottobre), oltre a rivendicare il differenziale di inflazione pregressa.
(Roma, 12 luglio 2012)