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Possiamo vincere la lotta contro la precarietà del lavoro. Ecco come:
Il primo passo da compiere per i lavoratori precari è unirsi al sindacato. Qualunque sia la tipologia contrattuale – somministrazione, a termine, di subappalto, zero ore – il sindacato può aiutare a conquistare un contratto stabile.
Con il sostegno di IndustriAll, i sindacati affiliati sono riusciti a organizzare circa 30.000 lavoratori precari in tutto il mondo tra il 2014 e il 2016. Recentemente, in Nigeria, più di 7.500 lavoratori precari del settore petrolio e gas si sono iscritti al sindacato.
Uno dei modi più efficaci per combattere il lavoro precario è difendere il lavoro stabile, come nel caso del sindacato delle miniere in Zambia.
La solidarietà funziona! In Sudafrica, in una fabbrica di materie plastiche, i lavoratori stabili hanno scioperato assieme ai lavoratori precari, chiedendo le stesse condizioni di lavoro per tutti.
Il sindacato metalmeccanico koreano e quello dei lavoratori Hyundai hanno protestato contro il lavoro precario per più di dieci anni, portando avanti scioperi, proteste, manifestazioni di piazza. La mobilitazione è culminata nell’occupazione di un traliccio dell’elettricità per 296 giorni da parte di uno dei lavoratori precari. L’azienda ha infine deciso di creare 6.000 posti di lavoro stabili.
La federazione sindacale dei lavoratori cartai, in Indonesia, ha inserito un articolo nel suo statuto che afferma l’uguaglianza dei lavoratori stabili e di quelli in subappalto. Il sindacato ha così messo in pratica questo principio in tutte le negoziazioni. L’anno scorso, l’accordo con Pindo Deli Pulp e con Paper Mills ha garantito le stesse condizioni per i 1.000 lavoratori in subappalto e i 5.000 stabili.
I sindacati mondiali hanno firmato accordi con le aziende multinazionali che garantiscono il rispetto degli standard di lavoro nelle filiere produttive. IndustriALL ha da tempo siglato con Volkswagen un accordo quadro per limitare il lavoro precario nelle sue operazioni in tutto il mondo. Oggi i lavoratori precari sono solo il 5% della forza lavoro totale, in grado di garantire la flessibilità, a cui sono rivolte opportunità di formazione e crescita.
Nel Regno Unito, i contratti “zero ore” – che non offrono alcuna garanzia sulle ore lavorate né sulla retribuzione, richiedendo ai lavoratori una disponibilità a chiamata – sono saliti a partire dal 2010 fino a toccare il picco nel 2016 con 1.7 milioni di lavoratori precari.
I sindacati hanno reso pubblica questa situazione, attraendo l’attenzione dei media sulle condizioni di lavoro nelle aziende della grande distribuzione. La lotta ai contratti zero ore è così diventata una priorità nell’agenda politica e numerose imprese si sono impegnate a limitarli. Nel 2017 esistono 300.000 contratti zero ore in meno rispetto allo scorso anno.
In Sudafrica, circa un milione di persone è contrattualizzato dalle società di somministrazione, di cui molte aziende si servono per evitare di avere responsabilità dirette nei confronti dei lavoratori. Il sindacato sudafricano NUMSA ha portato il caso al giudizio del Tribunale del Lavoro, che ha sentenziato che, dopo un periodo di tre mesi, i contratti temporanei siano considerati come stabili.
In Nuova Zelanda, una grande campagna organizzata dal sindacato Unite ha portato il Parlamento neozelandese a bandire i contratti zero ore.
[Fonte IndustriALL Global Union]
Traduzione a cura di Alessandra Tolentino, Coordinatrice Attività Internazionali Femca Cisl
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Il per la mobilitazione social del 7 ottobre, giornata mondiale contro il lavoro precario