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È un duro colpo per il territorio. La ceramica «Kale», ex Fincuoghi di Borgotaro, chiuderà definitivamente i battenti in luglio, per cessata attività lavorativa. Lo ha reso noto Assoceramica e la stessa società multinazionale turca, che nell’estate del 2011, aveva rilevato lo stabilimento valligiano e quindi i marchi «Edilgres», «Edilcuoghi» e gli altri legati alla vecchia gestione modenese. In quella occasione, i responsabili della «Kale» avevano garantito la piena continuità produttiva dell’impianto. Anzi, erano state introdotte nuove linee di produzione e, per un certo periodo, le cose sembravano andare davvero per il meglio. La notizia, come un fulmine a ciel sereno, si è diffusa ieri nel capoluogo valtarese, coinvolgendo direttamente 122 famiglie. Tanti infatti sono i dipendenti che andranno in mobilità. A Palazzo Tardiani si è tenuta un’assemblea sindacale (presenti molti esponenti delle varie sigle), allargata alla partecipazione istituzionale. Vi hanno preso parte i deputati del Pd di Parma, Giuseppe Romanini e Patrizia Maestri, il senatore Giorgio Pagliari, i consiglieri regionali Barbara Lori e Alessandro Cardinali, oltre a Giampaolo Serpagli, assessore provinciale, l’ex vice-presidente Pier Luigi Ferrari e i sindaci dei comuni dell’Alta Valle. Ad aprire i lavori è stato Germano Giraud della Femca-Cisl di Parma, che ha tracciato il quadro della situazione, entrando subito nella drammaticità del problema. «E’ una cosa vergognosa – ha sottolineato – soprattutto da parte di un’azienda straniera che è venuta a investire in Italia, utilizzando gli strumenti a disposizione. Ha acquisito i marchi italiani e con questi ora fugge dal nostro territorio, per continuare a produrre altrove. Noi faremo di tutto per contrastare questa decisione. È un fatto gravissimo che localmente rappresenta la morte dell’industria, ma anche del paese e dell’intera vallata». Dello stesso parere è Paolo Spagnoli, segretario confederale di zona della Cgil: «La multinazionale turca Kale, che è un colosso a livello internazionale, ha comunicato che farà partire a breve le lettere di licenziamento. Noi riteniamo che questo sia, anche da un punto di vista formale, un mancato rispetto della dignità dei lavoratori ed un mancato riconoscimento del ruolo svolto fino ad oggi, dalle organizzazioni sindacali, oltre ad una scarsissima considerazione degli ambiti istituzionali, che molto hanno lavorato per consentire a questa azienda di stabilirsi sul territorio». Anche Giuseppe Rossi della Uil concorda con i colleghi: «Questa decisione – ha detto – avrà un impatto sociale ed economico davvero preoccupante, per l’intero territorio». Erano presenti all’incontro Federico Ghillani, segretario generale della Cisl di Parma e Piacenza e Massimo Bussandri, segretario generale della Cgil di Parma: «E’ un fatto sconvolgente, un dramma sociale, – ha detto Bussandri – che una multinazionale entri in un territorio, investa 60 milioni di euro e poi, ad un tratto, se ne vada. Non è certo il modo di fare impresa, benessere e coesione sociale in un territorio. Noi tutti reagiremo con ogni mezzo a nostra disposizione». E’ stato coinvolto, a tale proposito, anche il governo, in particolare il sottosegretario all’Economia Paola De Micheli, soprattutto per attivare gli ammortizzatori sociali in deroga. Una ennesima gravissima mannaia dunque sulla montagna. Quello che è emerso, per ora, nell’incontro (ve ne sarà un altro a giorni in Regione), è la ferma comune volontà di lavorare, insieme, a fianco dei sindacati e dei lavoratori, per trovare tutte le soluzioni possibili per evitare i danni sul fronte occupazionale in questo nuovo difficile momento.
Parma, 9 giugno 2015
Fonte: Gazzetta di Parma