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Per Bridgestone che ha altre 7 fabbriche nei paesi europei la decisione «segue un approfondita analisi dei cambiamenti del mercato europee e globale dei pneumatici». Le vendite- secondo i dati citati dalla multinazionale- sono calate del 13% rispetto al 2011 e «non mostra alcun segnale di ripresa». «Per tornare ai livelli pre-crisi» continua la nota «bisognerà attendere il 2020». Gli investimenti si fanno altrove: meno di un mese fa la stessa Bridgestone inaugurava un nuovo impianto in India e annunciava un accordo per aprirne un altro in Cina.”
Abbiamo chiesto un commento sul merito ad Angelo Colombini: “Siamo di fronte ad una decisione drammatica, – commenta il Segretario Nazionale -, giunta come un fulmine a ciel sereno.
Nessuna avvisaglia lasciava presagire una simile decisione, anzi, i lavoratori di Bari hanno, in questi mesi, addirittura aumentato le rese produttive. Riteniamo che la Divisione Italiana di Bridgestone sia incapace di fare valere le ragioni economiche, produttive e sociali inerenti alla valorizzazione del capitale umano presso la casa madre giapponese.
Siamo estremamente preoccupati, – prosegue Colombini- per la presenza di Bridgestone su tutto il territorio nazionale. Nostro impegno chiedere urgentemente un incontro al Mise.
comunicato stampa