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Incontro al ministero dello Sviluppo per la vertenza Bridgestone. Attorno ad un tavolo tecnico, costituito ad hoc fra istituzioni, azienda e sindacati per analizzare nei dettagli tutte le ipotesi messe sul tavolo dall’azienda, c’erano tutti. Il confronto non è stato però sufficiente e le parti hanno stabilito di rivedersi il 2 maggio per entrare nel merito e valutare tutte le implicazioni delle ipotesi formulate. La multinazionale giapponese di pneumatici ha, infatti, proposto ai sindacati di categoria ed istituzioni locali, l’opzione di vendere lo stabilimento pugliese di Modugno (Bari) o di ristrutturarlo a fronte di una drastica riduzione dei costi in particolare di quelli energetici che dovrebbero scendere a livello dei Paesi low cost, come la Corea.
Inoltre, ha motivato la chiusura dello stabilimento pugliese quale impianto per la produzione di bassa gamma mentre la società sta riposizionando la produzione in Europa su pneumatici di alta gamma.
“La Bridgestone – commenta Sergio Gigli, segretario generale Femca Cisl – ci ha presentato due opzioni possibili: mantenere lo stabilimento di Modugno con un drastico calo dei costi, specialmente per l’energia, oppure cedere l’impianto, senza escludere la cessione a competitor, ad altre aziende del settore. Noi – continua – siamo per verificare tutte le possibilità per mantenere il sito nel territorio”.
Sulla stessa linea le altre organizzazioni sindacali e le istituzioni locali come il sindaco di Bari, Michele Emiliano e il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.
Nel vecchio continente il produttore giapponese ha otto impianti di cui cinque per pneumatici da autovettura. Quello in provincia di Bari è il quarto in ordine di grandezza con 950 addetti.