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Roma, 1° marzo 2021 – I rappresentanti di Assopellettieri e Confindustria Moda e le rappresentanze sindacali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil hanno sottoscritto l’, la vigenza contrattuale scadrà il 31 marzo 2023. Nel settore operano quasi 48 mila addetti in circa 5000 imprese.
Parte economica
Nel pieno recepimento dell’accordo interconfederale sulla contrattazione del 9 marzo 2018, l’intesa prevede un aumento sui minimi (Tem) di 78 euro al 3° livello, così ripartiti: 20 euro a novembre 2021; 25 euro ad aprile 2022; 20 euro ad ottobre 2022; 13 euro a marzo 2023.
Per quanto riguarda il welfare contrattuale l’intesa prevede sull’assistenza sanitaria integrativa Sanimoda che il contributo sia elevato a 12,00 euro mensili, 4 euro in più, con decorrenza dal 1° aprile 2021, mentre su fondo previdenziale Previmoda è previsto che, fermo restando il contributo a carico del lavoratore pari a 1,50%, con decorrenza dal 1° aprile 2022 il contributo a carico dell’azienda è elevato al 2,00% (8 euro medi).
L’elemento di garanzia retributiva, per i lavoratori le cui aziende non applicano la contrattazione di 2° livello, sarà elevato a 230 euro annui con decorrenza dall’anno 2021 ed erogazione a febbraio 2022
Parte normativa
Rilevante è l’inserimento, per la prima volta in un CCNL, di un articolato normativo sul contrasto al dumping contrattuale con l’impegno per le imprese a commettere lavoro solo ad aziende che applicano i CCNL sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative nel territorio nazionale. Tale impegno viene inserito nel contratto di fornitura e viene richiesto di inserirlo anche nei contratti di sub fornitura lungo tutta la filiera.
“Molto importante questo elemento perché è il primo strumento concreto di lotta allo sfruttamento dei lavoratori della filiera”: hanno commentato le segreterie nazionali di Filctem Cgil Femca Cisl, Uiltec Uil alla firma dell’intesa.
Inoltre, per le aziende che non applicheranno i suddetti CCNL è stata predisposta una procedura di confluenza nel CCNL di riferimento tramite accordo aziendale che, nel tempo massimo di 36 mesi, permetterà questa transizione con l’allineamento economico e normativo.
Per quanto riguarda il tema delle violenze di genere le Parti si impegnano per la diffusione e l’attuazione dell’“Accordo quadro sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro” sottoscritto il 25 gennaio 2016 da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. In particolare, le parti confermano l’impegno per il sostegno alle vittime di molestie e di violenza, nonché l’assistenza alle stesse nel processo di reinserimento sia in altre sedi della medesima azienda, se esistenti, che presso altre aziende tramite il sistema associativo di Confindustria.
Sulla formazione e sul coinvolgimento delle Rsu, la possibilità di nominare all’interno delle stesse il “Delegato alla formazione” con l’incarico di curare i rapporti con le figure aziendali. Inoltre, vengono aumentate da 32 a 40, le ore possibili da far confluire nella “Banca individuale delle ore”, che su richiesta dell’interessato potranno essere utilizzate sotto forma di riposi compensativi.
Infine, passerà da 4 a 8 mesi l’aspettativa non retribuita per la conservazione del posto di lavoro nel caso di malattie gravi e viene normata la fruizione ad ore dei congedi parentali.
La parola ora passa ai lavoratori che voteranno l’intesa nelle assemblee.
Per Nora Garofalo, segretaria generale Femca, “il contratto della pelletteria ha il merito di fare un giro di vite importante sul contrasto al dumping contrattuale, sul fenomeno dei cosiddetti contratti-pirata, purtroppo molto diffuso nel settore. Si tratta di un tema complesso e delicato, sul quale come Femca siamo attivi da sempre. Negli anni scorsi, insieme ad Adapt, abbiamo pubblicato una ricerca nazionale su questo fenomeno, dalla quale si evinceva sia la diffusione nel Paese che le conseguenze gravissime per i lavoratori coinvolti. Non è accettabile che a pagare il prezzo della concorrenza sleale tra le imprese siano i lavoratori, in termini di tutele salariali e normative. E poi c’è un altro dato che deve far riflettere – prosegue – e indurci a intervenire con decisione e celerità: le aziende che applicano i contratti non riconosciuti, quelli siglati non con i sindacati maggiormente rappresentativi ma con sigle ‘di comodo’, spesso disattendono la normativa sulla sicurezza in azienda, con rischi enormi per i lavoratori. Infine appare ovvio che la corretta applicazione dei contratti collettivi nazionali da una parte pone un argine al dilagare dei contratti pirata, dall’altra, essendoci in Italia un’ampia copertura dei settori per mezzo della contrattazione collettiva, consente di superare con l’applicazione dei minimi contrattuali il tema del salario minimo. Un motivo in più per combattere il dumping contrattuale – conclude Garofalo – e per dare ancora più ruolo e centralità alla contrattazione ‘virtuosa’”.