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(dal sito della Cisl)
“Il lavoro manca ed ecco perché, nei settori dove non c’è questo problema, bisogna produrre meglio”. Per il Segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, è una questione di buon senso. “Bisogna trarre più forza dai settori più forti, per un’economia generale e per più salario per chi lavora”. Lo ha dichiarato oggi a Bologna, a margine del consiglio della Cisl dell’Emilia Romagna. “Diversamente -ha spiegato- ci ripiegheremo su noi stessi. L’economia deve ripartire. Questa è una legge naturale che tutti dovrebbero considerare perchè il lavoro non viene da un decreto, ma da tante economie territoriali che aumentano l’intensita.Il problema si risolve anche con la cooperazione generale del Paese. Al governo chiediamo di detassare i premi di produttivita’ e gli investimenti in occupazione”.
“La vicenda della produttività e delle politiche industriali – ha aggiunto Bonanni- è un dossier mai aperto nell’ultimo ventennio. Ben venga la decisione del governo Monti di arrivare ad un’intesa su produttività e salari entro 30 giorni. Bisogna guardare in faccia la realtà, basta con i giochetti”.
Il segretario della Cisl non è d’accordo invece con la dichiarazione del Premier sull’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, per il quale “alcune norme dello Statuto hanno portato a una insufficiente creazione di posti di lavoro”.
“Grazie all’iniziativa della Cisl -ha aggiunto- l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori non è stato toccato, anzi è stato perfino migliorato in alcuni aspetti come per esempio il raffreddamento possibile attraverso la conciliazione e l’arricchimento di norme di regolazione, quelle contrattuali inserite nella legge”. “Chi si occupa di questo – ha tenuto a precisare – sa che quel che dico è vero, invece chi deve preparare campagne elettorali ha bisogno di alzare un polverone”.
E non puo’ far a meno di commentare le ultime vicende della vertenza Alcoa “La protesta dei sindacalisti saliti sul silos, e’ frutto di una difficolta’ e di un abbandono di tante situazioni”. “Per anni si è messa l’immondizia sotto i tappeti. Tutti sapevano da almeno 20 anni che quella energia cosi’ costosa e inquinante come l’olio combustibile non poteva mettere in condizione una produzione energivora come l’alluminio di tenere testa ai competitori’. Eppure – ha concluso – ‘di volta in volta si e’ rimandata la questione. E’ la metafora di quello che succede in Italia da diverso tempo“.
(13 settembre 2012)