L’hanno chiamata e glielo hanno detto a voce che l’avevano licenziata. Hanno parlato di un “giustificato motivo oggettivo legato alla riorganizzazione del personale”. Peccato che mai i temi degli esuberi e di un piano di riordino fossero emersi nel corso delle assemblee in fabbrica. Peccato che la donna, con 23 anni di anzianità aziendale e un senso del dovere che va oltre il diritto di usare i benefici della legge 104 per un familiare ammalto, è una RSU Femca. Una lavoratrice che ha persino appreso di aver lasciato il proprio posto di lavoro da un comunicato in bacheca. Siamo a Rovigo, nella Wavin Italia di Occhiobello. Il Segretario Generale Femca Cisl di Padova-Rovigo Enrico Rigolin ha respinto la richiesta di nullaosta al licenziamento e, insieme alle altre federazioni, ha fatto quadrato chiedendo l’immediato reintegro della delegata. Tuttavia la vicenda, dagli spiccati tratti discriminatori e antisindacali, è un avvilente paradigma di una diffusa spregiudicatezza, praticata sulla pelle delle donne. Nella Giornata internazionale che ne celebra i diritti, dobbiamo dire con chiarezza che la festa non è a Rovigo, non è in Italia, non è oggi né domani. In un Paese in cui – pur con forti divari territoriali tra Nord e Sud – una donna su due non lavora, spesso schiacciata dai carichi familiari, dobbiamo parlare dell’occupazione femminile come di una grande questione sociale. Lo faremo anche stasera, insieme a tutta la Cisl, ricordando la dignità negata nel mondo, dall’Iran all'Ucraina, dall'Afghanistan alla Birmania, con una fiaccolata che si svolgerà a Roma di fronte alla sede dell’Ambasciata iraniana. Lo faremo, come Femca Cisl, parlando di Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro, declinate in chiave di genere, il 10 marzo nel corso del webinar organizzato dal Coordinamento delle Politiche di Genere e Giovanili della Femca Nazionale. Ci vediamo lì.

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