20/03/2013
Fabbriche!, il viaggio a metà strada. Intervista ai segretari Spiller e Bianco

Fabbriche!, il progetto multimediale della Femca che intende raccontare le trasformazioni del mondo del lavoro, è arrivato a metà strada. Entro fine aprile, infatti, si chiuderanno i termini per la partecipazione ai due concorsi (video e fotografico) e sarà terminato il montaggio del docu-film che verrà presentato al prossimo Congresso nazionale della Federazione Energia, Moda, Chimica e Affini della Cisl. Dopo le interviste al segretario generale, Sergio Gigli e alla direttrice della Scuola romana di fotografia, Carla Magrelli, abbiamo incontrato il segretario generale aggiunto, Sergio Spiller, e il segretario nazionale, Luca Bianco che, rispettivamente, seguono il comparto del tessile e abbigliamento e della chimica-farmaceutica. Ecco le loro risposte allo specchio.

Segretario Spiller, quanto è cambiato il settore del tessile e abbigliamento?
Le trasformazioni del nostro comparto vanno avanti da diversi anni ma ci hanno consentito di rimanere un settore leader grazie al made in Italy e ai processi di internazionalizzazione del prodotto. Il nostro, del resto, è un settore che si trova nel cuore della tempesta della concorrenza e della mondializzazione dei mercati.
E poi bisogna considerare che il tessile è un settore costituito da prodotti che sono soggetti ai gusti delle persone e quindi a continue ridefinizioni delle proposte. Sfide non facili se si pensa che dobbiamo competere con paesi che hanno costi del lavoro più bassi e con la necessità di immettere sul mercato prodotti di alta gamma.

Qual è allora l’elemento più importante?
Nel tessile, è in discussione la filiera del prodotto e quindi la sua qualità finale. Se non riesco a controllare e a governare i materiali, i tempi e i modi di produzione il mio prodotto, anche se innovativo, non troverà l’apprezzamento dei mercati. In questa sfida, il sindacato ha puntato sulla costruzione di nuove relazioni sindacali e sul coinvolgimento dei lavoratori nel ciclo produttivo. Anche per questo motivo abbiamo sostenuto oltremodo il rafforzamento dello contrattazione aziendale, quel secondo livello come luogo di confronto dove trovare le risposte per il successo di prodotto.

Come affrontate però il problema dei costi e del cambiamento soprattutto rispetto ai giovani?
Il problema dei costi si affronta con politiche di prodotto ad alto valore aggiunto per difendere la nostra qualità e il nome del made in Italy. Rispetto ai giovani poi, è un rapporto complesso perché le nuove figure professionali sono sempre più ispirate alla creatività e alla innovazione di design e di prodotto e quindi ad attività individuali su cui il sindacato ha poca presa. Ma noi, dalla nostra, abbiamo una carta vincente: quella di essere depositari di conoscenze e relazioni che per i giovani possono rappresentare un valore aggiunto nel processo di qualificazione e formazione professionale. E su questa strada possiamo trovare presa.

Segretario Bianco, anche nel vostro comparto i cambiamenti saltano all’occhio?
“Se si fa riferimento al lavoro tradizionale, direi che è cambiato molto. Innovazione di processo e prodotti di qualità, le nuove tecnologie informatiche, una sempre maggior propensione all’export, hanno inciso molto sulle trasformazioni nel comparto, rese evidenti in particolare nella chimica verde, nelle biotecnologie dei farmaci, nelle nanotecnologie. Cambiamenti che hanno avuto conseguenze positive anche per quanto riguarda l’investimento delle aziende sulla persona che è divenuta protagonista nei processi di trasformazione, situazione questa interpretata positivamente dalla contrattazione di secondo livello, in azienda e sul territorio, che è diventata più qualitativa e orientata a nuove tutele”.

Le aziende hanno tenuto il contraccolpo della crisi?
“Quello chimico-farmaceutico è un settore high tech e nonostante questi anni di crisi, ha sostanzialmente saputo innovarsi e ha puntato molto sull’export, sulla internazionalizzazione e l’apertura di nuovi mercati. Il settore ha retto grazie a forti investimenti di capitale nel lungo termine che sono, del resto, strategici per adeguarsi alle veloci trasformazioni del mercato del lavoro e per sostenere la concorrenza. Certo interpretare la crisi rimane un compito difficile, e la sua gestione molto impegnative per le nostre strutture, ma le aziende (e comunque quelle presenti nel nostro territorio) si sono nella maggior parte riorganizzate. Oggi c’è molta richiesta di figure professionali specialistiche, a partire dagli ingegneri chimico-industriali. Serve una forte specializzazione ma, da questo punto di vista, il nostro sistema scolastico non è in grado di soddisfare quantitativamente e qualitativamente la domanda. E poi servono anche nuovi profili nell’area commerciali, nella logistica, e competenze linguistiche in grado di tenere testa alle sfide dei mercati e dei paesi emergenti”.

E come valuta il rapporto del sindacato con i giovani?
“I giovani rispondono abbastanza bene alle richieste delle aziende anche in termini di flessibilità e disponibilità a muoversi nel territorio nazionale e all’estero. Certo, in questo caso, il sindacato deve accelerare il passo per entrare in contatto con i giovani con un approccio e strumenti nuovi ma dobbiamo essere in grado anche di mostrare loro che il sindacato è un luogo dove sono rappresentati valori etici, il lavoro, e di crescita individuale e professionale che sono ancor oggi fondamentali per realizzare un progetto di vita non effimero. Ecco perché questo progetto di comunicazione voluto la segreteria nazionale, oltre ad essere innovativo, deve servire per avvicinare i giovani, per avere un quadro d’insieme di tante esperienze diverse nel mercato del lavoro, dal tradizionale alle nuove tecnologie, e quindi trovare modalità e contenuti per dare nuove risposte contrattuali al lavoro che cambia ”.

A cura dell’Ufficio Comunicazione Femca Cisl

Roma, 20 marzo 2013

Iscrizione effettuata con successo