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Il braccio di ferro rischia di mettere in discussione sul piano occupazionale i posti di lavoro in Selmat che occupa circa 1.200 lavoratori e lavoratrici, le loro famiglie, il venir meno delle commesse Fiat al gruppo, provocherebbe una pesante
ricaduta occupazionale sul territorio Piemontese, che coinvolgerebbe anche l’indotto collegato a Selmat». Secondo i sindacati, «tutto ciò significa ulteriore impoverimento del territorio piemontese perciò chiediamo alle istituzioni locali di impegnarsi, con gli strumenti utili, a ricomporre la vicenda tra le parti e soprattutto mantenere occupazione, produzioni e siti industriali nella nostra Regione, sia nel Gruppo Selmat sia di Fiat e di tutto l’indotto. Nell’attuale situazione economica, non esiste alcuna motivazione che giustifichi il sacrificio di un patrimonio quale quello descritto e gli sforzi di tutti devono essere profusi nel consolidare il tessuto industriale e l’occupazione».