17/04/2012
Cagliari. Convegno: “Quale sistema di relazioni industriali per dare energia e valore al lavoro”

Sia per il Segretario generale della FEMCA di Cagliari, Marco Nappi, che per il Segretario Regionale FEMCA Sardegna, Gian Piero Murgia, il convegno, riuscitissimo, è stato uno strumento di conoscenza e di analisi sulle problematiche industriali nel sud Sardegna anche alla luce dei cambiamenti socio-economici in atto nel nostro Paese.

Molti gli  interventi che hanno dato forma e sostanza al convegno. Degni di nota sono la relazione introduttiva del Prof. Carlo Dell’Aringa che sul lavoro e la competitività per lo sviluppo del paese ha suggerito nel guardare al futuro piuttosto che soffermarsi su ciò che è stato fatto nel passato e del Dr. Alfredo Pasquali di Confindustria Energia che ad una domanda provocatoria del coordinatore della tavola rotonda Vito Biolchini il quale chiedeva che risposta il Governo avesse dato alla lettera unitaria che le Organizzazioni Sindacali hanno fatto insieme a Confindustria Energia sul problema della raffinazione nel nostro Paese al ministro Passera, ha risposto con sarcasmo “nessun riscontro”. “Ai giovani bisogna dire la verità. Ci sono 700 mila posti di lavoro occupati da lavoratori non italiani. Dobbiamo avere la capacità e il coraggio di spiegare alle madri e ai padri che oggi non tutti possono diventare avvocati per poter trovare un posto di lavoro. Questo governo ci ha propinato non questo argomento, ma che la riforma sulle pensioni e sul mercato del lavoro creerà occupazione”. Questi sono stati i significativi spunti al dibattito dettati dal Segretario Generale FEMCA CISL, Sergio Gigli, il quale dà poi un consiglio al prof. Dell’Aringa: “non dobbiamo più parlare dei 50/enni bensì dei 60/enni perché dopo 40 anni di turni, di lavoro sui ponteggi, negli impianti chimici e di raffinazione, nelle nostre industrie di trasformazione è molto facile subire infortuni con, alcune volte, la triste visione dei sindaci con la fascia tricolore per esprimere cordoglio. La riforma delle pensioni, dobbiamo dirlo chiaramente, non porta lavoro ai giovani”. Dal convegno sono emersi diverse considerazioni e diversi problemi che riguardano anche gli industriali, e l’annullamento del sistema concertativo influirà negativamente anche sul costo del lavoro. Come suggerito dal prof. Dell’Aringa, la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa è un elemento che guarda al futuro. Altro problema è quello della raffinazione che è molto più grave di quanto descritto dal Dr. De Pasquali. Il problema del costo della benzina è gravato accise inconcepibili che vanno dalla guerra di Abissinia, all’alluvione di Firenze. Bisogna tenere conto che cii sono file di italiani che vanno fuori dai confini italiani per fare benzina e le auto elettriche prendono il sopravento. Si è discusso anche sulla situazione ambientale. Dove oggi c’è una raffineria e malauguratamente viene fermata, per 100 anni non si può più fare nulla. “Bisogna che ci si tolga dalla testa, una volta per tutte, che quando viene fermata una raffineria, nei suoi terreni al suo posto, non possono costruirsi strutture alberghiere”, afferma ancora Sergio nel suo intervento. La sostenibilità ambientale è un fattore da tenere sempre a mente. Sono necessari grandi investimenti per la sostenibilità del prodotto nel mercato ma anche per migliorare le performance degli impianti. E’ emerso in modo chiaro che bisogna pensare da subito ad un sistema di valide alternative industriali che mantengano inalterato il tessuto produttivo laddove il sistema di raffinazione avesse un futuro economico incerto. I rigassificatori possono essere una valida soluzione industriale insieme ad una seria politica energetica nazionale che preveda la costruzione di centrali utilizzando il gas per produrre energia termica ed elettrica. Altro elemento di riflessione è stata la coesione sociale. “E’ un pericolo latente perché la gente e i lavoratori sono sempre più arrabbiati. Pensate al territorio di Cagliari senza la Saras e il suo sistema industriale integrato. Credete che senza quella industria si possa mantenere la coesione sociale? Noi pensiamo di no!! Ed anche per questo motivo non possiamo permettere di fermare attività strategiche per il nostro Paese”.

a cura di Femca Sardegna

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