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«Per migliorare la competitività delle nostre imprese dobbiamo aumentare la produttività; un obiettivo che non si raggiunge con la formula “più ore di lavoro a parità di salario”, ma investendo sulle risorse umane». Lo ha detto il segretario provinciale della Femca alla tavola rotonda che si è tenuta oggi a Modena in preparazione al congresso provinciale Femca, in programma il 7 e 8 febbraio.
Tagliaferri ha elencato i fattori che, a suo dire, causano bassi livelli di produttività nelle imprese: organizzazione del lavoro con una scala gerarchica piramidale, centri di potere che bloccano spesso la fluidità del ciclo produttivo o dell’attività amministrativa e commerciale, resistenza a dare autonomia d’intervento agli addetti sulle linee o negli uffici. «Tutto questo genera intoppi, fermi produttivi, difficoltà nell’individuare le responsabilità, lungaggini nelle pratiche. Mi sembra – ha aggiunto il segretario dei ceramisti Cisl – che ci sia anche una cronica carenza nel creare le figure dirigenziali, sia per la produzione che per gli altri ambiti aziendali. Le imprese continuano ad avvalersi di consulenti ormai in pensione che hanno una concezione dell’organizzazione del lavoro in molti casi obsoleta e non più adatta al nuovo contesto. Spesso, poi, si ricorre a persone che vengono da altre esperienze e altri territori, ma da loro non sono giunte finora grandi proposte innovative». Per la Femca produrre “just in time”, come richiede oggi il mercato, presuppone un’organizzazione del lavoro e del ciclo produttivo completamente diversa dal passato, quando contavano soprattutto i numeri. Secondo la Cisl lo strumento corretto per agire sulla produttività è la contrattazione cosiddetta di “secondo livello” o aziendale. «Abbiamo da tempo proposto alle imprese di passare dalla contrattazione di scambio alla contrattazione di progetto, ma il riscontro non è stato esaltante – ha denunciato Tagliaferri – L’autoreferenzialità delle imprese, la scarsa propensione a concedere un ruolo attivo alle risorse umane, alle rsu e ai sindacati rappresenta un ostacolo il più delle volte insormontabile. Vogliamo convincere chi è riottoso o arroccato su posizioni ideologiche che ci sono gli spazi per contribuire al rilancio del nostro territorio. L’accordo nazionale sottoscritto nel 2012 da tutte la parti sociali sulla detassazione dei premi di produttività può aiutarci a trovare soluzioni anche nel nostro distretto. Detto questo, siamo consapevoli delle zavorre che hanno le imprese italiane rispetto a quelle di altri Paesi: elevati costi energetici e delle materie prime, insufficienti infrastrutture, pubbliche amministrazioni inefficienti, tassazione eccessiva. Su questi problemi ci aspettiamo – ha concluso il segretario provinciale della Femca-Cisl – idee e proposte dai candidati modenesi al prossimo Parlamento».