20/09/2013
Il punto sulla vertenza Ideal Standard

“Ideal Standard. Coesione del territorio come strategia di azione comune.

La necessità di fronteggiare la complessa crisi della Ideal Standard, nonché le sue le sue drammatiche ricadute occupazionali, ha portato il sindacato a ripensare formule operative diverse che hanno determinato l’avvio ad una nuova, mai sperimentata, politica delle alleanze: un cambio di paradigma con al centro il territorio nelle sue svariate articolazioni, che diventa soggetto promotore in grado di coniugare le istanze economiche con le attenzioni sociali.

Dentro questo percorso il ruolo della Cisl è stato determinante e ha interessato tutti i livelli dell’organizzazione. Non più quindi iniziative generiche, fatte di esercizi muscolari contro la crisi, ma azioni specifiche di sistema con la consapevolezza che dalla complessità di questo particolare momento si esce se, ciascuno per le responsabilità che rappresenta, si rende disponibile a lavorare intorno ad obiettivi comuni e condivisi; se si comprende la necessità della coesione come valore e non solo come opportunità; se si mantiene ferma la convinzione di difendere e mantenere il bene comune che sono le nostre aziende e il nostri lavoratori. La manifestazione dell’11 settembre realizzata nel luogo diventato ormai, anche nell’immaginario collettivo, il simbolo del rilancio produttivo del nostro territorio, e che ha visto il coinvolgimento delle rsu di tutti i settori (pubblico e privato), ha segnato una tappa importante, una pagina nuova destinata a restare nella storia. Un fenomeno questo mai accaduto prima, da valorizzare, rilanciare e casomai strutturare come modello di un’azione programmatica per evitare il declino industriale favorendo il rilancio della manifattura nel contesto regionale. Dentro la costruzione di questo percorso il nostro sistema politico, istituzionale ed economico, ha scommesso un pezzo importante della propria credibilità; sul futuro della Ideal Standard quindi, non è possibile fallire. Dobbiamo pertanto uscire bene ed in fretta da questa complicatissima situazione. Il risultato ottenuto al MiSE, che obbliga l’azienda ad un passo indietro eliminando dal tavolo la pregiudiziale della chiusura dello stabilimento, ci consegna uno scenario diverso rispetto a quello drammatico del 17 luglio, ma è solo il raggiungimento di una prima tappa. La strada è ancora tutta in salita e dovremo faticare ancora prima di arrivare in cima; ma dobbiamo farcela. La disponibilità del management a rivedere il piano è il modo migliore per iniziare un percorso nuovo e dare al piano stesso un assetto industriale vero e ambizioso, dentro una visione di mercato globale. Bisognerà ripartire dal fatto che non si può immaginare di realizzare un piano industriale ripiegato sulla sola riduzione dei costi e posizionato sul riferimento della peggiore congiuntura economica. Bisognerà non lasciarsi “narcotizzare” dai numeri del piano aziendale che stanno dentro una logica finanziaria e non industriale e che se attuati, rischiano di decretare, con tempi diversi, la fine della compagnia Ideal Standard in Italia.

Bisognerà lavorare invece ad una diversa visione del mercato che non può essere solo quello italiano, così da mantenere attive le capacità dei tre siti produttivi in una condizione di ragionevole equilibrio economico, in attesa di intercettare la ripresa sulla quale dobbiamo credere e la Ideal Standard il dovere di scommettere.

Dentro questo scenario abbiamo però la necessità di lavorare concretamente perché lo stabilimento di Orcenico, al pari degli altri, venga messo nelle condizioni di essere competitivo con le dotazioni tecnologiche/impiantistiche di cui dispone e con l’apporto fondamentale delle risorse umane. Deve essere chiaro al management della Ideal standard che non saranno accettate facili scorciatoie nè “umilianti elemosine” spacciate per soluzioni industriali: lo stabilimento deve mantenere l’attività produttiva prevalente che è quella della ceramica, rafforzando la propria specialità sulle linee ad alto rendimento.

Da questo punto di vista, la regione Fvg può svolgere un ruolo importante, mettendo a disposizione strumenti e risorse utili a favorire percorsi virtuosi volti alla creazione di vantaggi competitivi. Bisogna partire dal patto territoriale, sottoscritto il 4 aprile 2012, sulla competitività dello stabilimento aggiornandone le misure; bisogna ragionare seriamente sull’innovazioni tecnologica, di processo e di prodotto, sul costo del lavoro, del risparmio energetico e della leva fiscale. Il sindacato, come sempre, farà la propria parte. La regione Fvg, coerentemente con quanto definito dagli accordi ministeriali, cosi come peraltro comunicato nell’incontro dell’11 settembre presso il MISE, ha dichiarato di essere pronta e disponibile ad affrontare, in un incontro specifico, tutte le questioni. Quanto accaduto nella giornata di giovedì del 19 settembre nell’incontro tra regione e azienda, dimostra che il percorso è avviato ed è stato aggiunto un altro tassello al complicato mosaico. Abbiamo davanti poco tempo. Speriamo che questa volta il management Italiano dimostri quel senso di responsabilità che, purtroppo, non ha saputo, o voluto, dimostrare allorquando firmò il Protocollo d’Intesa.

Pordenone 20 settembre 2013

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