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In una risoluzione adottata giovedì 27 aprile 2017, i deputati del Parlamento europeo hanno chiesto norme UE per obbligare i fornitori di tessuti e di abbigliamento a rispettare i diritti dei lavoratori.
Secondo l’Organizzazione mondiale del commercio, più del 70% delle importazioni di tessuti e vestiti dell’UE arriva dall’Asia, con Cina, Bangladesh, India, Vietnam, Cambogia e Indonesia tra i maggiori produttori. La maggior parte degli acquirenti sono marchi globali che cercano prezzi bassi e tempi di produzione stretti, le cui conseguenze di solito cadono sui lavoratori. Dopo la tragedia di Rana Plaza, nella quale sono morte più di 1.100 persone a seguito del collasso di una fabbrica a Dhaka in Bangladesh, la Commissione ha promesso di portare avanti una vasta iniziativa di contrasto, ma finora non è riuscita a farla. Il Parlamento vuole incoraggiare la Commissione ad affrontare la questione.
I lavoratori del settore tessile di tutto il mondo, molti dei quali sono giovani donne e bambini, soffrono a causa di lunghi turni di lavoro, bassi salari, incertezza, violenza e condizioni di lavoro pericolose. Nella risoluzione non vincolante adottata con 505 voti in favore, 49 voti contrari e 57 astensioni, i deputati rilevano che queste pratiche danneggiano anche l’industria dell’UE, in quanto provocano “dumping” sociale.
Nel tentativo di aiutare a prevenire tragedie come il crollo della fabbrica di Rana Plaza in Bangladesh, avvenuto ad aprile 2013, si suggeriscono una serie di misure:
[Fonte Parlamento Europeo]