26/10/2011
La Bruno Magli chiude i battenti e gli operai si mobilitano

 

di Sara Martano

Futuro a rischio per i lavoratori dello storico stabilimento bolognese di scarpe e pelletteria di lusso Bruno Magli. L’azienda ha infatti comunicato l’intenzione di effettuare una riorganizzazione centrata sul cambiamento del modello di business e finalizzata a ristabilire la forza del marchio nel mondo prevedendo l’esternalizzazione di tutte le attività relative a produzione e logistica. In sostanza il piano tagli presentato prevede la chiusura dello stabilimento produttivo di Bologna entro il 1 gennaio 2012 compresi modelli e prototipi, lo spostamento a Milano di qualche dipendente e il conseguente licenziamento di oltre 90 addetti.

Una doccia fredda per lavoratori e sindacati anche se da qualche tempo l’azienda affidava a terzisti, anche esteri, parte della produzione: “Questa scelta – dicono – fa pagare ai lavoratori e al territorio gli errori commessi in questi anni”. Subito è stato proclamato un pacchetto di dieci ore di sciopero con presidio. Due ore sono state messe in atto oggi. Si replica domani e mercoledì, in concomitanza con l’incontro che si svolgerà nel pomeriggio tra azienda e sindacati.

L’occasione sarà quella per chiedere all’azienda un passo indietro rispetto alla decisione già annunciata di chiusura ed individuare insieme un piano alternativo che preveda di salvaguardare sia l’attività produttiva sia l’occupazione. “Noi insisteremo il più possibile perchè il reparto produttivo rimanga a Bologna – ci conferma Luciana Renda, segretario della Femca Cisl di Bologna -. L’azienda è insediata nel territorio bolognese dal 1936 e nel corso degli anni è diventata un marchio storico del made in Italy, in particolare per le sue calzature di lusso. Non si può oggi smantellare un’azienda così importante ed, in particolare non si può esternalizzare del tutto la produzione, facendo scomparire così una tra le più importanti manifatture bolognesi che negli anni Sessanta contava più di 800 lavoratori”. L’alternativa – dice la sindacalista – potrebbe essere anche quella di vendere il marchio ad un nuovo acquirente che sia interessato a rimanere nel territorio così da garantire gli attuali posti di lavoro e la produzione.

Tutto è da verificare e non è facile, anche perchè l’azienda un tempo fondata appunto da Bruno Magli con i fratelli Marino e Maria, dal 2007 è interamente di proprietà di un fondo di investimento inglese Fortelus Capital. Per tali motivi i sindacati di categoria Femca, Filtcem e Uilcem territoriali chiedono anche l’intervento delle istituzioni locali come Provincia e Comune per l’apertura immediata di un tavolo di crisi, nella speranza che si possa salvare l’attività.

(26 settembre 2011)

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