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Riportiamo la testimonianza di Giuseppe Stoppiglia, fondatore e presidente onorario dell’Associazione Macondo Onlus, della vita di Bruno Oboe, sindacalista CISL.
Dal rumore dei telai… alla stanza d’ospedale
Sto lasciando la città di Valdagno e quella valle incuneata fra le montagne, fitta di case e di fabbriche, di botteghe, di caffè, di uffici o di case nuove, nei vicoli che salgono o scendono. Oppure sono arterie più larghe e ancora edifici per la tessitura, che spuntano qua e là, di continuo, come parallelepipedi, conficcati nella terra. Sembrano stele di pietra, una dopo l’altra, come alte grida protese verso il cielo. Tutte così accostate, vicine!
Nelle mie orecchie rimbombano ancora i rumori dei telai. Lo sguardo vivo di Bruno Oboe, appena visitato in una stanza d’ospedale, continua a guidarmi. Sul suo volto magro e pallido, si riflettono immagini nitide di sofferenza e di gioia, che nel suo lavoro di sindacalista, ostinato e perseverante, hanno segnato l’impegno suo, quotidiano.
Il suo corpo rigido, che da sempre è stato un inno alla vita, ora è pesante come piombo, dopo sei mesi di ininterrotta permanenza in ospedale; con delicatezza mi accarezza le mani e mi racconta, con i suoi occhi neri e profondi, la stanchezza di essere solo e senza la parola. In quegli istanti, brevissimi, ho compreso la dolcezza della sua umanità e mentre mi asciugava le lacrime…