26/10/2011
Operai in cig ma l’azienda importava dalla Cina

 

di Sara Martano

Importava sanitari dalla Cina e li commercializzava in Italia e in Europa mettendoci il marchio della propria azienda e quello CE, mentre lo stabilimento era di fatto chiuso e un’ottantina di dipendenti in cassa integrazione da circa tre anni. Una vera e propria frode fiscale messa in atto dal proprietario dell’azienda di ceramica Althea di Civita Castellana, in provincia di Viterbo. “Un’episodio gravissimo – confida a Conquiste Ulderico Marzioni, segretario generale della Femca Cisl del Lazio – che comporta gravi danni al Paese e ai lavoratori ed è destinato a rendere ancora più precarie le condizioni economiche del comprensorio di Civita Castellana che vive sull’industria della ceramica”.
Secondo quanto accertato dai Carabinieri di Viterbo e dagli ispettori del ministero del Lavoro i container pieni di vasche da bagno, piatti doccia, water e bidet arrivavano in Italia via mare attraverso i porti di Ancona e Napoli e successivamente venivano trasportati fino alla fabbrica chiusa dove venivano applicate le etichette con marchio aziendale e commercializzati con guadagni stratosferici. I sanitari, infatti, venivano acquistati a circa 11 euro il pezzo e rivenduti singolarmente a circa 250 euro. Per questo i titolari della fabbrica sono stati denunciati per truffa aggravata e continuata ai danni dell’Inps e per frode in commercio. Nello stesso periodo, infatti, l’istituto di previdenza sociale ha pagato oltre due milioni di cassa integrazione ai dipendenti. Somma che l’Inps intende assolutamente recuperare; a giorni, infatti, verrà avviata un’azione legale. Intanto proseguono le indagini anche su altre aziende sospettate di aver usato lo stesso metodo con prodotti provenienti dalla Cina, ma anche dalla Turchia e dal nord Africa.
“Confidiamo – continua Marzioni – in una pronta ed efficace azione delle Forze dell’Ordine per fare chiarezza e ripristinare un clima di correttezza e trasparenza nei rapporti economici tra le imprese e nelle relazioni sindacali”. E il direttore di Federlazio Viterbo, Giuseppe Crea, ci va giù duro: “Le aziende che fanno le furbe in un momento così difficile – dice – devono essere punite. Gli atteggiamenti disonesti creano danni irreparabili a tutto il distretto ceramico viterbese, e alle molte aziende serie che investono in innovazione, design e ricerca di nuovi materiali”.
Il comparto ceramico di Civita Castellana, il più grande del Lazio e uno dei più importanti d’Italia, negli ultimi 10 anni, proprio a causa della concorrenza cinese, e successivamente della crisi, ha perso oltre 2mila posti di lavoro nel settore stoviglieria. I sanitari hanno finora retto, ma negli ultimi tempi molte aziende hanno fatto un ricorso massiccio alla cassa integrazione, altre hanno chiuso e altre ancora oggi rischiano di saltare.
“In questa situazione – afferma Luciano Camacci, segretario generale della Femca di Viterbo – è importante ribadire con forza il valore della trasparenza e della correttezza della gestione aziendale in tutti i tavoli sindacali ed in particolare in quello aziendale che oggi chiedono il soccorso degli ammortizzatori sociali per fronteggiare le crisi in atto”.
Il sindacato, inoltre, ritiene fondamentale anche un incontro con Confindustria e Federlazio al fine di approfondire la drammatica situazione economica e occupazionale che investe il comprensorio di Civita Castellana per mettere in atto interventi mirati a sostenere il settore.

(10 ottobre 2011)

 

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