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Riteniamo serva una proposta forte e impegnativa, capace di dare risposte ai lavoratori e al territorio; una risposta che stia dentro le linee tracciate dal responsabile del Ministero dello Sviluppo Economico e condivise dal sindacato, che riguarda tre punti fondamentali: 1) mantenimento dei tre siti produttivi attraverso la presentazione di un articolato piano aziendale che non sia rappresentativo delle sole convenienze aziendali; 2) convocazione della proprietà Bain Capital, anche attraverso azioni diplomatiche, finalizzate a capire le reali strategie della proprietà; 3) individuazione di un percorso teso a garantire una qualche forma di ammortizzatore sociale (il 31 dicembre 2013 scade l’ultimo dei 4 anni dei Contratti di Solidarietà).
Queste determinazioni sono anche il risultato della consapevolezza che il superamento della crisi Ideal Standard non è più risolvibile attraverso facili scorciatoie. Non è più sostenibile dare una risposta ai problemi industriali con operazioni incentrate solo sulla continua riduzione dei costi e scarsi investimenti sulle attività produttive, facendo pagare ai lavoratori e alla fiscalità generale le conseguenze delle eccedenze di personale e delle chiusure degli stabilimenti. Non possiamo più accettare che venga riproposta, come si sta tentando di fare, una operazione analoga a quella del 2009, perché questa volta in ballo c’è il futuro dell’ intera compagnia e la sorte di 1500 lavoratori ( Orcenico Pn, Trichiana Bl, Roccasecca Fr e Milano)
Oggi noi dobbiamo scommettere sulla possibilità di un piano industriale fatto di investimenti veri e esigibili da attuare nei processi produttivi, in grado di dare una visione imprenditoriale autentica alla compagnia italiana. Dobbiamo spingere la Bain Capital a ripensare una formula imprenditoriale ed industriale diversa da quella a cui abbiamo assistito fino ad oggi, con una strategia credibile e coerente che faccia leva sulle fabbriche, sulle tecnologie, sulle innovazioni e sui lavoratori. Un piano di investimenti capace di incrementare performance e volumi produttivi, oltre ad una strategia commerciale mirata a recuperare quote di mercato. Bisogna pensare ad ammortizzatori sociali che non siano il risultato di un mero assistenzialismo ma piuttosto lo strumento che accompagni il piano di rilancio industriale di medio termine . Per il sindacato e le Istituzioni diventa quindi importante interloquire con la proprietà, perché non è marginale conoscere gli indirizzi generali e soprattutto le intenzioni, tanto più perché l’azionista di riferimento è un fondo.
Le responsabilità della Bain Capital non può esaurirsi con l’invio di una semplice lettera, fatta recapitare al responsabile del MiSE, dove dichiara di garantire la continuità del gruppo senza però specificare modalità ,tempi e strategie.
Dopo 4 anni di Contratti di Solidarietà e con una situazione di prospettiva incerta, crediamo proprio che la proprietà, laddove convocata, non possa sottrarsi al confronto. Così come riteniamo necessario che il Ministro dello Sviluppo Economico assuma, in prima persona, la gestione di una vertenza che si è ulteriormente complicata, facendo pesare il ruolo che il governo può esercitare nei confronti del fondo Bain Capital; c’è bisogno di cogliere questa opportunità per trasformare la vicenda Ideal Standard in una vicenda simbolo anche rispetto ai comportamenti delle tante multinazionali che in Italia sono convinte di poter fare il bello e il cattivo tempo.
In questa corsa contro il tempo, chiediamo alle istituzioni e alla politica di lavorare per questo obiettivo, consapevoli, come siamo, che dentro questo percorso, anche al sindacato compete uno sforzo di responsabilità nella gestione e nella ricomposizione della complessa vicenda ideal Standard.
Intervenga il Ministro sull’Azionista americano BainCapital!
FEMCA CISL Pordenone, Franco Rizzo