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Cinque raffinerie a rischio chiusura, 1.500 posti di lavoro in bilico e oltre 3.000 nell’indotto, con oltre due miliardi andati in fumo negli ultimi due anni. Questo l’allarme lanciato dal presidente dell’Unione Petrolifera Pasquale De Vita dalle colonne del Corriere della Sera al quale oggi replica seccamente il segretario generale della Femca Cisl, Sergio Gigli. “Ci dica quali sono, altrimenti dovrebbe aprire un tavolo per definire una strategia con le organizzazioni sindacali, in grado di difendere l’attività produttiva e l’occupazione”, sottolinea il sindacalista in una nota.
“Non vi è alcun dubbio che il sistema della raffinazione in Italia e più in generale in Europa, sia in crisi.- sottolinea Gigli- Ci sono studi che prevedono che entro il 2050 si chiuderanno nel mondo 100 raffinerie”.
“A questo proposito – aggiunge – è necessario chiarire che Femca-Cisl da tempo sostiene che il problema della riduzione del consumo di carburanti non è determinato da crisi congiunturali, ma da crisi strutturali, si costruiscono motori che consumano di meno, avanzano carburanti alternativi Bio e Gpl, aumentano le automobili con motori elettrici”.
“Noi crediamo – conclude Gigli – che il problema della crisi della raffinazione non sia risolvibile chiudendo le barriere per difendere la nostra industria dai produttori dei Paesi emergenti, come sostiene il dott. De Vita, infatti non vedo navi cinesi che introducono nel nostro Paese prodotti raffinati”.
(24 ottobre 2011)