Cliccando sul pulsante "Accetta tutti i cookie": l’utente accetta di memorizzare tutti i cookie sul suo dispositivo.
Cliccando su "Impostazioni cookie": l’utente sceglie le tipologie di cookie che saranno memorizzate nel suo dispositivo.
L’agitazione è stata proclamata per chiedere “chiarezza al Governo e all’Eni sul futuro dell’azienda”, che occupa in Italia 7.500 dipendenti e alimenta un indotto di 12.700 fornitori.
Prima di questa decisione, le Federazioni nazionali di categoria hanno tentato una conciliazione al ministero del Lavoro con l’intento di scongiurare la volontà del cane a sei zampe di cedere il controllo dell’azienda ad operatori esteri, indebolendo con ciò la capacità industriale della Saipem.
Le organizzazioni sindacali contestano al Governo il silenzio di fronte all’ipotesi di cessione di Saipem a soggetti stranieri, soluzione “che impoverirebbe lo scenario già precario delle aziende italiane di un gioiello nel mondo delle attività petrolifere (strategiche per definizione), senza alcuna sicurezza e garanzia per i lavoratori e il sistema produttivo nazionale”.
Al mondo politico viene anche imputata la mancata attivazione di “tavoli di confronto” al cui interno cercare soluzioni per “consentire a Saipem la permanenza in Italia”.
“I lavoratori chiedono con urgenza un intervento da parte del Governo sui vertici di Saipem e di Eni, al fine di sbloccare una situazione di incertezza che rischia di penalizzare così pesantemente una delle migliori aziende nazionali”.
Conquiste del Lavoro