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Tre morti ogni giorno. Ogni giorno, da ogni angolo del nostro Paese, notizie di vite spezzate e famiglie distrutte, storie e immagini di sofferenza. Ogni giorno decine di messaggi di tristezza, cordoglio e indignazione. E tutte le volte, vibrati appelli per maggiori controlli e pene esemplari. Sotto i riflettori del dibattito pubblico e dei media si invocano cambiamenti radicali e poi, quando le luci si spengono, si aspetta un nuovo domani, che arriva, inesorabile, uguale all’oggi.
Oggi però è la Giornata Mondiale per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro ed è l’occasione per raccontare che, oltre al nostro dolore per le vittime, come sindacato abbiamo un dovere. Quello di inserire all’interno dei contratti collettivi nazionali di lavoro, delle regole stringenti per prevenire gli incidenti, prevedere controlli efficaci e contribuire a creare una cultura della sicurezza, solida e diffusa.
Partiamo dai dati. Secondo quelli più recenti diffusi dall'INAIL, in Italia nel 2024 si sono registrati 1.090 decessi sul lavoro, con un incremento del 12,6% rispetto ai 968 del 2023. Il settore manifatturiero rappresenta circa il 30% del totale, con incidenti che avvengono soprattutto nelle piccole e medie imprese a causa di macchinari malfunzionanti o non in sicurezza, cadute, incendi, esplosioni e inalazioni di sostanze pericolose. E avvengono perlopiù nella catena degli appalti, anello fragile di tutta la filiera.
Il prossimo Primo maggio sarà una giornata dedicata proprio all’urgenza della sicurezza con le piazze di Roma, Firenze e Casteldaccia. Quest’ultima è una località in provincia di Palermo dove, lo scorso anno, cinque operai sono morti all’interno di un impianto fognario. Operai di una ditta esterna che aveva, appunto, in appalto la manutenzione di quel sito. Sarà lì che la Cisl si ritroverà, insieme alla sua Segretaria Generale Daniela Fumarola, a tutti noi della Femca e alle altre Federazioni.
Ma quali sono le cause che possono concorrere a determinare un incidente sul lavoro? Vi sono tre macrocategorie di fattori: tecnologici (impianti, processi, manutenzioni), organizzativi (gestione della sicurezza, pianificazione e procedure, formazione e informazione, ritmi di lavoro e pressione) e umani (cultura della sicurezza, comportamenti Individuali, competenze e capacità, comunicazione e percezione del rischio). È importante ricordare che raramente un incidente è causato da un singolo elemento. Piuttosto, è spesso la combinazione di tecnologie carenti, organizzazione della sicurezza inadeguata e comportamenti umani rischiosi, a creare condizioni avverse.
I settori Energia-Petrolio e Chimica-Farmaceutica hanno avviato da tempo, insieme ai sindacati, un percorso importante nel campo della sicurezza e della salvaguardia ambientale, segnato dalla natura stessa dei processi produttivi e delle sostanze manipolate, che ha costretto a sfide complesse, imponendo lo sviluppo di standard elevati. Non si è trattato solo di adeguarsi alle normative, ma di anticipare i rischi, investire in tecnologie avanzate e formare personale altamente specializzato.
È così che, nel corso degli anni, si è radicata una profonda cultura della sicurezza. Le "buone pratiche" non sono rimaste protocolli, ma si sono integrate nel DNA operativo delle aziende, anche grazie alle organizzazioni sindacali che, attraverso la contrattazione e i propri RLSA (rappresentanti dei lavoratori per la salute e l’ambiente), hanno trasformato le necessità in virtù, elevando la sicurezza e la salvaguardia ambientale da adempimenti burocratici a valori fondanti. Queste figure sono tenute a una formazione continua, ad affinare progressivamente le capacità di interpretazione delle problematiche e a ingaggiare un confronto alla pari con gli RSPP aziendali. Sono persone che hanno maturato competenze sempre più solide e devono essere accompagnate verso un percorso professionalizzante, con chiari meccanismi di specializzazione. Il loro ruolo andrebbe inoltre rafforzato, sottraendolo al turnover delle elezioni delle RSU e garantendo così una continuità nella responsabilità su temi così centrali per la qualità dell’ambiente di lavoro.
Sappiamo che il più delle volte gli infortuni avvengono nella filiera degli appalti. Nel ccnl Energia e Petrolio abbiamo messo a regime l’istituzione della figura del rappresentante alla sicurezza di sito produttivo (RLSP) che gli consente, oltre che di coordinarsi con gli RLS delle ditte in appalto, anche di allargare le tutele ai lavoratori delle aziende terziste.
Rispetto alle cause degli infortuni, i dati INAIL evidenziano come circa l'80% di essi sia riconducibile al fattore umano. È un campanello d'allarme che impone una riflessione profonda e un'azione mirata. Le leve su cui agire con priorità diventano la sensibilizzazione, la formazione, la Cultura della sicurezza e, tema a noi molto caro, la partecipazione. Nei nostri recenti rinnovi contrattuali abbiamo voluto dare agli RLSSA/RLSA uno spazio centrale nel loro coinvolgimento diretto sui processi di miglioramento continuo. L’esperienza diretta sul campo consente di identificare criticità e proporre soluzioni pratiche ed efficaci. Inoltre sentirsi parte attiva del sistema di prevenzione accresce il senso di responsabilità e l'adesione alle misure di sicurezza, contribuendo a rendere i luoghi di lavoro più sicuri, efficienti e sostenibili.
Tale approccio si traduce in meccanismi concreti di partecipazione. Abbiamo infatti previsto, negli ultimi rinnovi contrattuali, momenti di confronto strutturati, come gruppi di lavoro paritetici, commissioni interne e consultazioni periodiche, in cui i lavoratori, attraverso le loro rappresentanze sindacali (RSU/RSA), possono contribuire alla definizione delle politiche aziendali in materia di sicurezza, ambiente, organizzazione del lavoro e innovazione tecnologica.
L'introduzione di tutti questi elementi nei contratti non è solo un riconoscimento formale delle nostre istanze, ma un investimento strategico, anche per le aziende. Un lavoratore che si sente parte integrante del processo di miglioramento è più motivato, più attento e più propenso a segnalare potenziali rischi o aree di inefficienza. Questa partecipazione dal basso può portare a soluzioni più efficaci e condivise, costruendo una cultura della responsabilità collettiva. Una sicurezza partecipata, in cui la prevenzione diventa un impegno condiviso e un valore fondamentale per ciascuna delle parti, non più una voce da inserire nel bilancio aziendale nella colonna dei costi.
Smettiamola con le ondate cicliche di indignazione e oblio, superiamo la logica dell’emergenza e costruiamo insieme una cultura della prevenzione radicata, basata su formazione continua, controlli efficaci e una reale assunzione di responsabilità da parte di tutti. Solo così potremo onorare la memoria di chi ha perso la vita lavorando e garantire un futuro in cui il lavoro sia sinonimo di dignità. In cui in cima ci sia sempre la tutela del diritto di tornare a casa. Vivi e sani.
L'intervento della Segretaria Generale Nora Garofalo su Il Diario del Lavoro