01/04/2020
“CHI SI SACRIFICA PER NOI DEVE LAVORARE IN SICUREZZA. SONO EROI, NON MARTIRI!”

Intervista a Nora Garofalo, segretaria generale Femca-Cisl (moda, chimica, farmaceutica, energia)

Qual è la situazione nei settori seguiti dalla Femca?
Innanzitutto vorrei ringraziare sinceramente il personale sanitario, che sta facendo un lavoro eccezionale con mezzi spesso non idonei, pagando con la vita questo loro senso del dovere. Anche i lavoratori dei nostri settori sono impegnati per garantire i servizi essenziali e irrinunciabili per la vita dei cittadini e del Paese, e mi riferisco, tra gli altri, agli addetti dei servizi pubblici essenziali, come gas e acqua, a quelli delle aziende farmaceutiche e del biomedicale, delle aziende tessili che si sono riconvertite e producono mascherine e camici, della chimica e della detergenza, dell’energia e del petrolio. Questi lavoratori, impegnati nei servizi indicati dal Governo come essenziali, sono impegnati quotidianamente sul lavoro ed è necessario che tutte le disposizioni sulla sicurezza siano rispettate alla lettera dalle aziende, per garantirne la salute. In tema di rischio per la salute dei nostri lavoratori non siamo disposti ad accettare nessuna concessione, nessuna distrazione. Lo dimostrano i protocolli avanzati e stringenti che sono tradizione nei nostri settori che prevedono disposizioni sulla sicurezza efficaci e in grado di tutelare i lavoratori.

Come si combatte il Coronavirus?
Io non sono un’esperta, ma ho imparato che si tratta di un nemico invisibile e impercettibile, che bisogna combattere con mezzi e condotte nuove, straordinarie. Ognuno di noi può dare il proprio contributo in questa lotta, attenendosi scrupolosamente a quello che prevedono le disposizioni date. Un nostro comportamento errato può mettere seriamente a rischio la vita del prossimo, questo non dobbiamo mai dimenticarlo.

Cosa avete fatto concretamente per i vostri settori?
Ci siamo attivati sin dal primo momento per mettere a punto accordi e protocolli con le nostre controparti e con le aziende, in grado di assicurare la massima sicurezza dei lavoratori. Cito ad esempio gli avvisi comuni con Federchimica e Farmindustria, con Confindustria Energia, con Assovetro, con l’Unione Nazionale Industria Conciaria, gli accordi con Luxottica ed Eni e l’avviso comune condiviso con le Associazioni d’impresa del settore Gas Acqua. Abbiamo riscontrato un grande senso di responsabilità nelle nostre controparti, e questo dimostra che tutto il tempo impiegato nel difficile compito di tessere relazioni industriali moderne e mature non è stato speso invano. Questo è il momento delle sinergie e della collaborazione, il nemico è comune a tutti noi.

Come giudichi gli ultimi provvedimenti del Governo?
Con i Codici Ateco si individuano le aziende che devono sospendere l’attività, come deciso dal Dpcm del 22 marzo scorso, poi rivisto dopo il confronto con il sindacato. In questi giorni stiamo vivendo questa sorta di contraddizione tra la tutela della salute e la grande paura che quando tutto sarà finito molte di queste imprese non saranno in grado di riprendere l’attività. Inoltre stiamo gestendo questo ricorso massiccio alla cassa integrazione, con l’obiettivo di garantire fin da subito un sussidio economico per tutti i lavoratori coinvolti.
Il nostro ruolo, dunque, è doppio: da una parte dobbiamo verificare che siano operative solo le aziende essenziali e che rispettino tutte le norme sulla sicurezza, evitando al contempo che aziende non autorizzate aggirino la norma. Dall’altra parte dobbiamo gestire la sospensione delle aziende dei settori non indicati dal Dpcm, gestendo gli ammortizzatori sociali e creando anche le condizioni perché, un giorno non lontano, possano ripartire.

Cosa sente di dire a chi sta rischiando la propria vita per noi?
La gratitudine mia, come immagino di tutti gli italiani, è massima, non ci sono davvero parole. A tutti va il nostro grazie indiscusso: operatori sanitari, forze dell’ordine, lavoratori dei trasporti, del commercio, della filiera alimentare. E poi ci sono i “nostri” lavoratori, che ogni giorno, con senso del dovere immenso, consentono a tutti noi di avere gas, acqua, carburante, e mettono le aziende alimentari, anch’esse operative, nelle condizioni di confezionare il cibo. Ringrazio inoltre i lavoratori impegnati nelle aziende farmaceutiche, perché se non si producono i farmaci e i dispositivi sanitari non c’è speranza di guarigione per nessuno. È un esercito silenzioso che con grande senso di responsabilità, e non poca paura, sta dando il massimo per evitare che la situazione possa degenerare ulteriormente. Un esercito che va tutelato: non trasformiamoli da eroi in martiri.

In un tuo recente editoriale hai ringraziato anche i sindacalisti.
Certo, è un altro esercito silenzioso che è fortemente impegnato in questa situazione. A loro è delegato un compito difficile e importante: verificare che nelle aziende aperte siano rispettati alla lettera tutti i protocolli sulla sicurezza, compresi i Dpcm e i protocolli emanati per l’emergenza coronavirus. È un momento difficile per il Paese, ma se tutti noi agiremo con senso di responsabilità, non solo individuale ma collettivo, riusciremo presto a risollevarci. Il mio pensiero va a tutti i colleghi sindacalisti, e in particolare a quelli di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, le regioni in assoluto più colpite.

Come stai vivendo questo periodo di isolamento?
Mi trovo nella mia casa di Palermo, con mio figlio e il mio cane. Ho altri due figli, uno in Sardegna e l’altra in Liguria. In questo periodo ho scoperto lo smart working: passo la giornata tra telefono e pc, anche 20 ore al giorno. Sono spesso afona, a volte sconfortata, impotente. Mi sento in gabbia. Posso contare però su un gruppo di colleghi e collaboratori responsabile e attivo, una vera task force, e su una squadra Femca in tutta Italia che sta dando il massimo per garantire la totale assistenza ai lavoratori. Mi sento comunque una privilegiata, perché posso restare a casa e gestire da qui la mia attività. Non posso e non devo lamentarmi, perché penso alle tante vittime e a chi sta rischiando la vita per noi. Ho una figlia, Irene, che lavora in un ospedale di Savona. Sono al contempo fortemente in pensiero per lei ma fiera per quello che sta facendo. È lei che incoraggia me! Appena tutto questo sarà finito riunirò la famiglia, è la prima cosa che farò.

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