20/06/2014
Siracusa. Il punto sulla vertenza di SAI8

Siracusa, 20 giugno ’14 – «Chiediamo responsabilità e lungimiranza politica. I sindaci, riavuti gli impianti, si attivino per garantire i livelli occupazionali e gli standard del servizio. Al Prefetto chiediamo un ulteriore sforzo per ricompattare un tavolo che, oggi più che mai, ha il preciso dovere di evitare ulteriori emorragie occupazionali.»

Questa la linea del sindacato unitario che questa mattina, in corteo, ha sfilato dal campo scuola “Pippo Di Natale” fino alla Prefettura, in piazza Archimede. I lavoratori, che dalla mezzanotte di ieri attendono le lettere di licenziamento, sono tornati in piazza per manifestare la rabbia e l’amarezza accumulate in questi mesi.

«Qui non si tratta di addossare responsabilità a questo o a quell’altro – hanno dichiarato i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, Paolo Zappulla, Paolo Sanzaro e Stefano Munafò, insieme ai segretari generali di Filctem, Femca e Uilcem, Mario Rizzuti, Sebastiano Tripoli ed Emanuele Sorrentino – I sindaci stessi devono sentirsi responsabili di quanto sta avvenendo e di quanto malessere sociale stanno provocando a questi lavoratori e alle loro famiglie.

La complessità stessa del Servizio idrico integrato – hanno continuato i segretari – presuppone una presa di coscienza per l’immediata gestione futura. Economie necessarie, professionalità acquisite, devono essere al centro delle decisioni da adottare. Ogni Comune, per garantire i propri cittadini, dovrà necessariamente dotarsi di standard professionali alti e competenti. Per questo ribadiamo la necessità che si salvaguardino i lavoratori ormai ex Sai8 perché, attraverso di loro, si salvaguarderà la funzionalità dello stesso servizio.

La ripartizione delle risorse umane nel piano d’ambito – hanno concluso i rappresentanti sindacali – deve uscire fuori da un incontro in Prefettura; lì, e per iscritto nel rispetto dei singoli impegni, ogni Comune dovrà garantire il numero massimo disponibile di occupati provenienti dal bacino ex Sai8.

In questo modo eviteremo il riproporsi di metodi antichi tanto cari a certa politica.

 

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