12/05/2012
Calabria: Lameskin, i sindacati lanciano l’allarme

 Le segreterie regionali Femca Cisl e Filtcem Cgil, intendono portare a conoscenza dell’opinione pubblica e delle competenti autorità, la gravissima situazione in cui versano i lavoratori della Lameskin Srl di Lamezia Terme.

L’azienda Lameskin sorta nel 1991 grazie a cospicui finanziamenti pubblici, nasce per volontà della Montedison – poi Basell – per sviluppare alcuni settori della ricerca sul polipropilene. Nel 2007 Basell, leader mondiale del polipropilene cede l’azienda a un imprenditore di Latina, sotto la cui gestione la situazione precipita al punto che i lavoratori oggi non percepiscono lo stipendio e non hanno nessuna copertura al reddito derivante dagli ammortizzatori sociali, iniziando drammaticamente da dicembre 2009 un lungo calvario fatto di preoccupazione e di disagio sociale.

A ottobre 2010 l’azienda è ceduta a una società di Lamezia Terme che acquisisce la quasi totalità delle quote societarie. La gestione di questi ultimi non solo non risolleva le sorti dell’attività e dell’azienda, anzi le aggrava giacché il soggetto imprenditoriale si è dimostrato non all’altezza sia sotto l’aspetto delle competenze che richiede il settore che in quello economico. Questo stato di cose causa a ciascun lavoratore l’accumulo di un credito nei confronti dell’azienda per diverse decine di migliaia di euro.

Inoltre, da ottobre 2011 a oggi i lavoratori sono stati collocati in Cassa Integrazione Ordinaria e non percepiscono neanche la suddetta integrazione salariale, conseguenza della mancata definizione del soggetto erogatore degli emolumenti, frutto del rimbalzo di responsabilità tra l’azienda e l’INPS, coinvolgendo anche quei lavoratori, che nel corso dell’ultimo biennio si sono dimessi dall’azienda ed ancora non hanno avuto riconosciuto il TFR.

La fotografia sopra descritta offre lo spaccato drammatico in cui versano i lavoratori e le proprie famiglie, un triste epilogo di una realtà produttiva, che in passato ha prodotto congrue ricadute occupazionali ed economiche, occupando fino a 135 unità lavorative dirette su diversi impianti e dando lavoro anche a decine e decine di lavoratori dell’indotto nel territorio Lamentino e non solo. Ora la fotografia è irreversibilmente sbiadita e si traduce nel deserto industriale dell’area e dello stabilimento che vede gli ultimi tredici superstiti trasformati in fantasmi invisibili a tutti e abbandonati dall’azienda al loro destino.

Pertanto le organizzazioni sindacali e i lavoratori tutti, nel portare a conoscenza dell’opinione pubblica la grave situazione, chiedono un intervento del Prefetto di Catanzaro e di tutte le Istituzioni interessate, per aprire una fase di confronto al fine di trovare percorsi condivisi alla risoluzione di questa ennesima esperienza calabrese in cui buone professionalità del lavoro incontrano pessime espressioni imprenditoriali.

FEMCA Cisl Calabria

 

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