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Roma, 16 luglio 2019 – Si sono aperte oggi le trattative tra la delegazione trattante di Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil e i rappresentati di Assosistema, l’associazione datoriale di Confindustria, per il rinnovo del contratto del settore delle lavanderie industriali, il sistema integrato di beni e servizi tessili, medici e affini, scaduto il 31 marzo scorso e che annovera circa 22.400 i lavoratori.
“Conosciamo la realtà di questo settore, per questo crediamo di poter individuare insieme una soluzione ottimale per il rinnovo di questo contratto, nella tutela del lavoro attraverso soluzioni condivise che conciliano le esigenze dei lavoratori con quelle delle controparti”: hanno detto le segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil nel loro intervento al tavolo di confronto con le controparti datoriali.
Ricordiamo che l’incremento economico richiesto nella piattaforma presentata a marzo scorso è di 115 euro (cat. B1) per il triennio 2019-2021. Per la parte economica inoltre è stato richiesto l’incremento dell’elemento perequativo, per quelle aziende che non hanno il contratto di 2° livello, portandolo dagli attuali 200 a 350 euro. Per quanto riguarda il “welfare” contrattuale nella piattaforma dei sindacati è stato individuato per la previdenza integrativa di portare al 2% il contributo dell’azienda al fondo (Previmoda) e di consentirne l’adesione anche a lavoratori con contratti di durata superiore a 3 mesi; sulla previdenza sanitaria (Fasiil) la richiesta di elevare il contributo mensile a carico delle aziende a 12 euro e che sia previsto il vincolo contrattuale per un aumento della retribuzione mensile pari a 25 euro, a favore di tutti i dipendenti per i quali non si è provveduto al versamento delle quote previste per lo stesso Fasiil, oltre ad una serie di miglioramenti normativi che consentano la gestione dei tempi di vita e di lavoro.
Importante è evidenziare la stretta collaborazione tra Filctem, Femca, Uiltec con Assosistema sullo sviluppo di “politiche di sistema” che si oppongano al fenomeno di dumping salariale generato dai contratti “pirata”.