11/07/2020
“Ma creatività ed eccellente lavoro devono andare ancora di Moda” (Garofalo su “Avvenire”)

Il quotidiano “Avvenire” ha pubblicato in data 9 luglio 2020 una , sulle difficoltà del settore Moda.

Gentilissimo direttore,
nell’industria italiana il settore della moda è sicuramente tra quelli che stanno pagando il prezzo più alto per le conseguenze del Coronavirus. Sin dai primi giorni di lockdown le imprese del tessile e dell’abbigliamento, ma anche del calzaturiero, della concia, dell’ottica, hanno sospeso o ridotto drasticamente la produzione, con conseguenze drammatiche sul fronte occupazionale. I dati diffusi dal Centro Studi Confindustria Moda parlano chiaro: nel periodo gennaio-aprile c’è stata una vera esplosione delle ore di cassa integrazione nel settore tessile-abbigliamento, il triplo del totale delle ore di tutto il 2019. Il calo dell’export, quantificabile in 6 miliardi di euro, porterebbe ad una perdita complessiva nel settore di 7/9 miliardi di euro. Sull’intero territorio nazionale si moltiplicano le vertenze: Corneliani, Stefanel, La Perla, Tessitura del Salento, per citare i casi più recenti. Anche l’occhialeria, vera eccellenza del Made in Italy, è in forte difficoltà: uno su tutti Safilo. E per l’intero settore si prevede nel 2020 un calo dell’export del 25%, una perdita che sfiora il miliardo di euro.

C’è poi un elemento che non va sottovalutato: salta subito agli occhi la differenza tra i dipendenti dei grandi marchi, più tutelati, e quelli che fanno parte di quell’universo variegato dei contoterzisti, che hanno peggiori condizioni di lavoro. Nel settore moda, infatti, convivono poche grandi aziende e tantissime piccole e medie imprese, che compongono il cosiddetto “modello di filiera”. In questo scenario i grandi marchi hanno tutte le potenzialità per superare questa crisi. Il vero problema è nella lunga filiera del settore: le piccole imprese non reggono le difficoltà, non riescono a stare sul mercato. E nel momento in cui salta anche solo un anello di una simile filiera salta l’intero sistema, visto che si tratta di fornitori delle griffe più affermate. In questo contesto dilagano il lavoro nero e il dumping contrattuale. Anche nelle realtà più piccole, però, sono impegnati lavoratori con altissima professionalità, che contribuiscono a rendere grandi i marchi del Made in Italy. Nei giorni scorsi ho avuto modo di vederli al lavoro nelle aziende del distretto di Valentano, in provincia di Viterbo. In quel territorio un tessuto artigianale-industriale vivace e ricco di talenti riesce ancora oggi a fornire i grandi marchi della moda internazionale.

Un rilancio del settore, soprattutto in questo momento di crisi, non può non tener conto di queste professionalità, di queste eccellenze molto diffuse su tutto il territorio nazionale, dalla Tuscia al Salento, dalla Toscana alla Sicilia. Il Covid-19 non può e non deve cancellare questo pezzo importante dell’economia nazionale: 66 mila aziende, 580 mila addetti, 96 miliardi di euro di fatturato globale. Numeri che consentono al comparto della moda di essere il 1° in Europa sia per valore aggiunto che per numero di occupati.

È arrivato il momento, però, di intervenire con misure rapide e drastiche: agevolare la crescita dimensionale delle imprese sarebbe un primo passo importante per il rilancio del settore. Poi bisognerebbe favorire il rientro di produzioni precedentemente delocalizzate e tutelare il settore dalla concorrenza sleale e dalla produzione illegale, tutto ciò insieme alla promozione dei prodotti Made in Italy a livello internazionale, per consentire la ripresa dell’export, che rappresenta i 2/3 del fatturato. Sono necessarie, inoltre, politiche industriali serie e di lungo respiro, insieme ad un sostegno delle competenze, grazie al ruolo della formazione tecnica e professionale di settore. Infine, ma non da ultimo, sono necessarie ed ormai indifferibili misure per estendere e riformare gli ammortizzatori sociali, indispensabili per gestire l’emergenza fino all’agognata ripresa, consentendo di assicurare il reddito ai lavoratori e dando al contempo respiro alle imprese. I prodotti della nostra moda restano il fiore all’occhiello del Made in Italy in tutto il mondo, frutto di una combinazione unica tra la cultura del nostro Paese e la creatività e l’abilità degli addetti.

Il Governo non si lasci sfuggire questa occasione per ridare fiato e speranza all’intero settore: è un’opportunità preziosa, sarebbe un grandissimo errore non coglierla, oltre che una mancanza di responsabilità nei confronti dell’intero Paese.

lettera della segretaria generale Nora Garofalo al direttore, Marco Tarquinio
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