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Secondo Tavolo settoriale dell’Industria farmaceutica e biomedicale, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, alla presenza dei Ministri del Mimit Urso e della Salute Schillaci, all’interno del più ampio spazio di scambio, attivato dallo stesso Mimit sulla Politica industriale.
Pur apprezzando la continuità del confronto, perché sia più efficace ribadiamo la necessità che lo stesso si svolga con modalità numericamente più contenute, magari in presenza delle sole associazioni di rappresentanza.
Nel merito, riteniamo si sia compiuto un passo avanti, alla luce delle molte problematiche che il settore aveva rilevato il 29 marzo scorso. Tra i temi oggetto del nostro intervento nel corso dell’incontro, segnaliamo il superamento del Payback, che tanto incide sulla capacità di programmazione degli investimenti e di sviluppo delle imprese e su cui serve un intervento mirato nella prossima Legge di Bilancio.
Chiediamo inoltre la semplificazione e valorizzazione della normativa di revisione dei brevetti a protezione della Proprietà Intellettuale, che rappresenta un vero elemento strategico. Auspichiamo che tale approccio venga seguito anche rispetto ai Contratti di Sviluppo, che interverranno in modo mirato su sei filiere strategiche, di cui è parte la Farmaceutica.
Ci preoccupa una cronica dipendenza dalla Cina per la produzione dei principi attivi. Occorre il riconoscimento degli stessi come materie prime strategiche e il ritorno delle produzioni in Italia.
Auspichiamo un’accelerazione dell’iter parlamentare sull’annunciato riordino degli incentivi alle imprese e una sburocratizzazione con fiscalità di vantaggio per il Sud e tutte le aree ZES (zone economiche speciali).
Proponiamo che, di fronte alla trasformazioni scientifiche, economiche e digitali, anche in questo settore si consolidi un perimetro di affidabilità competitiva legato a Relazioni Industriali evolute e moderne, che oltre a facilitare coesione sociale e aumento della produttività, sono legate alla valorizzazione delle competenze. Occorre intervenire sia su quelle esistenti che sui segmenti da riqualificare, sostenuti da una formazione specifica, con meccanismi premianti per chi opera in questa logica socialmente responsabile e qualificata.
Non esiste infatti una transizione digitale e Green senza una giusta transizione sociale che valorizzi il lavoro, la formazione e la riqualificazione professionale e che sia capace di tenere insieme tutta la filiera produttiva ed economica, basandosi su una collaborazione strategica e organizzativa.
L’auspicio è che, nel dichiarato e condiviso prosieguo del confronto, queste istanze vengano riconosciute per la loro fondata rilevanza e riportate nell’obiettivo comune di consolidare e rilanciare un settore così strategico per il nostro Paese.