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E’ indubbio che il primo valore che apporta il documento (e il processo attraverso cui si è pervenuti ad elaborarlo e ad approvarlo), è la nuova fase che lo stesso apre nei rapporti tra le diverse organizzazioni, un’importante conferma dell’unitarietà di azione tra i sindacati, condizione utile e decisiva per conseguire la sigla dei contratti in fase di rinnovo e attualmente aperti, come dimostra la nostra esperienza con la sigla dei recenti Ccnl realizzati (chimico farmaceutico e della gomma plastica).
I contenuti della proposta confederale, articolata e flessibile per il panorama a cui si rivolge, può rappresentare altresì un utile avvio di discussione con le associazioni datoriali che si rendessero disponibili (e alcune lo sono), per contribuire ad innovare e ad ammodernare i rapporti di lavoro e le relazioni sindacali nel nostro paese, in una fase in cui la politica rischia di pervadere molteplici campi dell’iniziativa sociale; in questo senso il documento rappresenta altresì un atto di coesione importante, che tiene conto di diverse visioni e opinioni delle singole organizzazioni, superando storiche differenze tra Cgil, Cisl e Uil.
I temi della partecipazione dei lavoratori, della valorizzazione della contrattazione ai diversi livelli, del welfare contrattuale, accanto ai diversi temi di regolazione dei rapporti sindacali e di lavoro in generale (bilateralità, formazione sindacale congiunta, interventi legislativi di sostegno, ecc.) raccolgono, da un lato le migliori esperienze realizzate dalle diverse Federazioni di categoria (tra cui la nostra), dall’altra tengono conto delle necessarie diversità e flessibilità presenti nei vari comparti merceologici e settoriali che caratterizzano il lavoro in Italia.
La grave situazione industriale, la questione dell’occupazione che non cresce (pur in presenza di timidi segnali di stabilizzazione), i processi di transizione in corso, il perdurare di talune situazioni di incertezza produttiva e di crisi presenti in alcune aree territoriali, a partire da taluni siti del Mezzogiorno, non consentono fasi di immobilismo
dell’azione sindacale o, al peggio, di un eccessivo e perdurante allungamento nei tempi dei diversi negoziati in corso, in particolare dei contratti collettivi.
In questo senso appaiono non utili e in parte dannose posizioni di dissonanza da parte di dirigenti sindacali sul documento stesso, che non contribuiscono al dispiegarsi dell’unitarietà necessaria a conseguire risultati positivi sui diversi tavoli contrattuali, a fronte di altrettante posizioni non condivisibili di alcune associazioni datoriali; la Femca, che rappresenta una parte importante di lavoratori di molteplici settori dell’industria, dissente da distinzioni improntate più per ragioni di leadership, intende invece contribuire tenacemente al perseguimento di risultati positivi nei diversi contesti sindacali e nei vari negoziati in corso, sia di rinnovo dei Ccnl che in quelli relativi alle gravi crisi industriali in atto, a partire dagli assetti dell’Eni.
In questa fase abbiamo la necessità di attenuare le differenti posizioni, senza mortificazioni o allentamenti dei processi di democrazia, per incrementare invece l’unitarietà di azione, laddove si riscontrano atti e processi quali quelli in atto in queste settimane.
Ecco perché è necessario un franco e libero dibattito non solo sulle idee ma anche sui risultati dell’azione sindacale, come realizzato all’interno della nostra organizzazione, sia confederale che della categoria con la recente assemblea organizzativa e programmatica; i fatti (e il fare i conti con essi) rappresentano una grande via maestra rispetto ai pensieri, spesso importanti ma in molti casi inconcludenti.
Pur tra tanti limiti la nostra concezione associativa e sindacale intende confrontarsi con i fatti, da cui far discendere programmi e iniziative utili per le lavoratrici e i lavoratori che, spesso con grande fatica, rappresentiamo.
Roma 16 gennaio 2016
Angelo Colombini Segretario Generale Femca Cisl