20/06/2018
Invatec, Femca Cisl: azienda sana, inammissibile chiusura e dispersione di professionalità di eccellenza

Prosegue da oltre 15 giorni la mobilitazione dei lavoratori della Invatec, con il presidio permanente davanti ai cancelli dei due stabilimenti nel bresciano.

Al centro dell’incontro del 19 giugno scorso al ministero dello Sviluppo Economico, la decisione della proprietà, la statunitense Medtronic del settore biomedicale, di chiudere gli stabilimenti di Roncadelle e Torbole Casaglia, nella provincia di Brescia, entro il primo semestre del 2020. Dal 7 giugno, giorno dell’annuncio ufficiale, si susseguono scioperi e presidi.

“Inaccettabile la chiusura delle due aziende Medtronic Invatec di Torbole Casaglia e Roncadelle, in provincia di Brescia”, così si esprime Nora Garofalo, Segretaria generale della Femca CISL Nazionale, esprimendo tutta la sua vicinanza ai 314 tra lavoratrici e lavoratori che sono in presidio permanente davanti ai cancelli delle due unità produttive oramai da circa 15 giorni.

“Oltre al grave danno in termini di occupazione, risorse economiche per il territorio e di depauperamento produttivo, – prosegue la Garofalo – la chiusura dei due siti rappresenterebbe anche la perdita di un’eccellenza nell’ambito delle produzioni del biomedicale, settore nel quale il nostro Paese è leader a livello mondiale, con la contestuale dispersione di professionalità e competenze altissime”.

La decisione della casa madre Medtronic risulta ancora più inammissibile considerando che la Invatec non è una azienda in crisi: la cessazione delle sue attività, infatti, risponde a una logica della compagnia di delocalizzazione delle produzioni verso Paesi con lavoro a minor costo e di trasferimento delle aree di ricerca e sviluppo negli Stati Uniti”, aggiunge Giuseppe Marchi, Segretario generale Femca CISL di Brescia, che segue sul territorio la vertenza, dando un supporto importante alla lotta dei lavoratori con il presidio quotidiano davanti ai cancelli degli stabilimenti.

La Femca Cisl ha inoltre chiesto al ministero dello Sviluppo Economico un energico intervento nei confronti degli azionisti, affinché rivedano il loro piano di dismissione e diano nuove prospettive alle attività produttive, salvaguardando gli attuali livelli di occupazione.

 

[Aggiornato il 28 giugno 2018]

 

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