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Lo hanno deciso le sigle sindacali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil in risposta alla “grave e inaccettabile” decisione dei vertici dell’azienda di chiudere gli stabilimenti italiani di Assemini (Cagliari) e di Avezzano (l’Aquila) con il conseguente licenziamento in tronco di tutti i 186 lavoratori. A suo dire, l’azienda giustifica la propria decisione con la sovraccapacità produttiva del Gruppo in presenza della ridotta produzione globale di acciaio (in Italia, la crisi Ilva e le chiusure di acciaierie come Ferrero e Piombino, n.d.r.). In realtà – rispondono indignati i sindacati – la multinazionale ha investito nello stabilimento della Repubblica Ceca, aumentando la capacità produttiva del Gruppo e lasciando indietro proprio gli stabilimenti italiani.
Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil hanno immediatamente chiesto al ministero dello Sviluppo Economico di convocare urgentemente tutte le parti coinvolte (azienda, sindacati, istituzioni locali e regionali) per valutare tutte le possibili alternative alla cessazione delle attività e al conseguente ritiro dei licenziamenti.
“Il ministero – concludono i sindacati – sia la sede per lo svolgimento della procedura di mobilità avviata dall’azienda, nel rispetto dei vincoli stabiliti dalla legge n.223 /1991”.
Le segreterie Ficltem Cgil – Femca Cisl – Uiltec UIl