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“In Italia non c’è solo la metallurgia a rischiare grosso, come sta avvenendo all’ex Ilva. Anche sul settore petrolifero si addensano nubi minacciose, dovute all’atteggiamento del Governo spesso dettato dall’ideologia, più che dall’interesse nazionale. E quindi da un lato è necessario che l’Esecutivo non danneggi un settore strategico per il Paese, dall’altro l’Eni non deve utilizzare le scelte di ambientalismo radicale del Governo come alibi per rinunciare agli investimenti in Italia, preferendo i mercati stranieri. Se così fosse sarebbe l’ennesima batosta per l’economia del nostro Paese, con conseguenze inimmaginabili soprattutto sul fronte occupazionale”. Lo ha dichiarato la segretaria generale della Femca-Cisl, Nora Garofalo, nel corso dell’incontro tra i vertici dei sindacati di categoria e l’amministratore dell’Eni, Claudio Descalzi.
“Il Governo assuma una posizione decisa sul futuro del settore, ma l’importante è che non prevalga il preconcetto, come purtroppo già avvenuto in qualche caso, ad esempio per le trivelle nell’Adriatico. Per investire le aziende hanno bisogno di certezze e di condizioni favorevoli: il ritardo inspiegabile con il quale il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, non ha ancora dato il via libera al rinnovo del decreto autorizzativo relativo al progetto Argo-Cassiopea di Eni per Gela non è un bel segnale, e soprattutto sta mettendo a rischio un investimento di 800 milioni di euro. Eni, dal canto suo, sta vivendo un momento estremamente positivo: nei primi nove mesi dell’anno sono cresciuti sia la produzione che il flusso di cassa”.
“Ma ritengo davvero significativa – ha sottolineato Garofalo – la svolta ‘green’ del Cane a sei zampe, con un impegno concreto sulla transizione energetica, sul biodiesel, sulla sostenibilità, sull’economia circolare, sul riciclo delle pastiche, sulla decarbonizzazione, sull‘idrogeno, con azioni innovative a Gela e Marghera, per citare i due casi più eclatanti. I rifiuti possono davvero essere il ‘petrolio del futuro’, come ha dichiarato lo stesso Descalzi, ma l’importante è che la conversione ‘green’ sia governata, pianificata. In tutto questo ritengo estremamente positivo il ruolo affidato da Eni alla ricerca, con importanti sinergie con università e centri specializzati. Bisogna però fare in modo che l’incertezza politica non rovini tutto, provocando il disimpegno di Eni in Italia e lo spostamento di risorse e investimenti all’estero. L’industria petrolifera resta un pilastro della nostra economia: un settore che va accompagnato verso un futuro sostenibile con un impegno congiunto delle aziende, dei sindacati, delle istituzioni, comprese quelle locali”, ha concluso la segretaria generale della Femca.