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Secondo il nostro parere il tema della PLASTICA necessita urgentemente un tavolo permanente di confronto tra Istituzioni e Parti Sociali (un osservatorio o cabina di regia) che affronti il tema con una strategia di gestione della problematica avendo un approccio di sviluppo sostenibile e che monitori gli effetti degli interventi sul sistema produttivo, ambientale e occupazionale valutando costi benefici in una dimensione che comprende tutto l’arco di vita dei prodotti in plastica.
Occorre sul tema della plastica non portare il dibattito su un Sì o un No ideologici, ma valutare l’impatto della tassa sull’intero processo produttivo del sistema Italia.
Occorre valorizzare la dimensione del riciclo, sulla logica di selezione dei beni su cui applicare l’onere. Non è un’idea sostenibile penalizzare plastiche o usi che danno luogo al riciclo.
Per questo è assolutamente necessario rimodulare l’impianto della tassa abbassando notevolmente l’importo e allungando i tempi e uscendo nel contempo dal meccanismo fiscale di “accisa” come è attualmente previsto arrivando ad una imposta selettiva.
Occorre pianificare il periodo di transizione aumentando il tempo a disposizione alle imprese ma soprattutto programmare le azioni che col tempo permettano di ottenere la riduzione della domanda di materia vergine e dunque dei volumi in circolazione e quelli da smaltire.
Serve attivare come già fatto in Europa, in particolare in Francia e Germania, piani pluriennali di incentivi all’utilizzo della plastica riciclata, per stimolare innovazione e ridurre l’impatto della plastica non riciclata.
Per questo si potrebbero utilizzare le risorse previste dal piano Industry 4.0 o parte dei proventi della stessa tassa in assenza di risorse fresche.
Incentivi economici che possano aiutare le diverse imprese a far fronte alle spese di acquisto di macchinari e competenze necessarie a concentrare la produzione su prodotti riciclabili e su sistemi produttivi innovativi di processo e di prodotto.
Per questo motivo serve ridefinire il perimetro dell’imposta, escludendo dal pagamento della tassa, per esempio, i prodotti con percentuali di materia prima riciclata sui manufatti monouso.
Per un’impresa che innova i propri prodotti e processi basati su un ciclo industriale virtuoso improntato sul riciclo o riconverte le proprie produzioni, la Plastic Tax deve essere a costo zero.
Ad oggi la tecnologia “Film stratificati” è arrivata ad ottenere la realizzazione, ad esempio per un bicchiere di plastica, con percentuali fino all’ 80/85% di polimero riciclato impiegando polimero vergine solo per la parte a contatto con il liquido utilizzando quindi meno del 20% di nuovo prodotto riducendone drasticamente l’utilizzo.
Per questo è indispensabile aumentare la percentuali di riciclo che nel nostro Paese sono ancora molto basse.
E’ necessario quindi cambiare l’approccio al tema rispetto alla cultura e ai comportamenti del consumatore volto ad una attenzione al riciclo che non sia lasciata solo alla sensibilità e all’etica personale.
Pertanto serve inserire un sistema di incentivazione monetario che induca il consumatore a conferire a riciclo il materiale plastico.
Esistono esperienze già attive nel nostro Paese che sono in linea con i già affermati sistemi europei.
Si può prevedere un pagamento diretto all’atto del conferimento oppure un pagamento differito su forma voucher, come nel caso dei punti di raccolta plastica Pet Green Money dove gli utenti potranno trasformare il proprio rifiuto in PE (plastica polietilene) in denaro da poter spendere in circuito, di vari esercizi commerciali che decideranno di aderire.
Anche in questo contesto l’incidenza della tassa deve essere zero.
A nostro avviso deve essere chiarita la posizione del nostro Paese sulle BIOPLASTICHE, attraverso una azione politica che ne definisca il ruolo di alternativa concreta alle plastiche e ai polimeri di natura sintetica derivante dal petrolio. Se definite come alternativa sostenibile, le Bioplastiche possono rappresentare una delle soluzioni alla questione delle plastiche.
Dal punto di vista applicativo sull’ utilizzo e dal punto di vista dell’uso industriale le bioplastiche hanno bisogno ancora di essere affinate attraverso Ricerca e Sperimentazione tecnologica per arrivare alle stesse performance del polimero sintetico ma le esperienze ad oggi disponibili le qualificano come reale alternativa sia sull’estrusione e calandratura industriale sia come performance di utilizzo finale.
Inoltre, per affrontare il problema dell’inquinamento marino sono a disposizione bioplastiche completamente idrosolubili.
L’Italia in questo senso è leader mondiale attraverso le esperienze di primarie aziende che per prime hanno creduto nelle bioplastiche.
Serve solo maggior coraggio e determinazione politica per intraprendere questa strada.
La Plastic Tax a nostro avviso ha previsioni di gettito per i prossimi anni molto sovrastimate.
Il rischio è di replicare l’esperienza della tassa sulla nautica del Governo Monti che prevedeva 10 miliardi che non sono mai entrati ma che invece ha messo in ginocchio il settore nautico italiano.
Questa tassa per come è concepita rischia di ottenere lo stesso effetto mettendo in seria difficoltà l’intero settore delle Plastiche e del Packaging nel nostro Paese che rappresentano un asse portante del nostro sistema manifatturiero con più di 80.000 lavoratori impiegati.
LA SEGRETERIA FEMCA CISL NAZIONALE
Roma, 20 novembre 2019