Cliccando sul pulsante "Accetta tutti i cookie": l’utente accetta di memorizzare tutti i cookie sul suo dispositivo.
Cliccando su "Impostazioni cookie": l’utente sceglie le tipologie di cookie che saranno memorizzate nel suo dispositivo.
I sindacati di categoria Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil, hanno chiesto un incontro urgente al ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, sulla situazione della società Sanac. Nel corso dell'incontro sindacale avuto il 2 agosto scorso con la struttura commissariale dell'azienda, infatti, è stato ufficialmente comunicato che l’offerta della Soc. Dalmia, unica proponente per l’acquisizione del Gruppo, è risultata insufficiente per l’aggiudicazione del bando ma anche per garantire un piano industriale atto a mantenere l’occupazione e i quattro siti industriali. Questa situazione pertanto, a detta dei sindacati, creerà le condizioni per l’avvio di un nuovo bando di gara a partire presumibilmente dal prossimo settembre. "L'incontro urgente con il Mise - spiegano i sindacati - che è titolare e responsabile del buon andamento del confronto e del buon esito del bando di gara, servirà a confrontarci sulle nuove modalità dell’ulteriore bando, affinché si possa garantire definitivamente l’assegnazione ad una impresa industriale che possa disegnare un futuro certo alle produzioni di tutti stabilimenti e dare garanzie occupazionali a tutti i lavoratori. E’ fondamentale ricordare inoltre che la Sanac in AS non riceve più ordini da Acciaierie D’Italia (azienda attualmente partecipata dallo Stato attraverso la società pubblica Invitalia) dal mese di giugno 2021 e che la stessa, ancora deve saldare crediti a Sanac per circa 30 milioni di euro. Questa situazione generale - proseguono i sidnacati - mette in serio pericolo le prospettive produttive e occupazionali del Gruppo e dei circa 320 lavoratori attualmente occupati. Evidenziano infine che nell’incontro, l’azienda ha dichiarato di possedere l’autonomia finanziaria per la quale potrebbe sostenersi fino a ottobre 2022 ,e che, se non si dovesse avere un inversione di tendenza mirata al recupero delle commesse, raddoppieranno nel breve periodo, il numero dei lavoratori collocati in CIGS, passando dagli attuali 80 a circa 150/160, con la sospensione delle attività di due unità produttive su quattro".