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Un gruppo di lavoratori di Priolo ha deciso di scrivere una lettera aperta al Dott. Daniele Ferrari, amministratore delegato di Versalis, società del Gruppo Eni che qui sotto vi proponiamo.
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Egregio Dott. Daniele Ferrari
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Mentre le scriviamo non sappiamo se lo scempio che si vuole compiere, dal nostro punto di vista, è già avvenuto. Si, ci riferiamo alla cessione di quote di maggioranza di Versalis e quindi alla cessione della “NOSTRA” Chimica
Proprio cosi, la nostra Chimica. E’ stato proprio Lei, con grande determinazione, nel 2011, quando si insediò a capo della Polimeri Europa, a rianimare quello che già da diversi decenni stava agonizzando, ovvero il sogno di una nuova Chimica italiana capace di coniugare insieme la sfida del futuro, improntato sulle nuove tecnologie, sulle nuove frontiere delle chimica verde, e la nostra migliore tradizione industriale di sempre.
Il suo primo piano industriale del 2011 certo ci chiedeva di dare una bella “sforbiciata a tutti gli impianti le cui produzioni erano divenute insostenibili e antieconomiche. Così, con molte perplessità e spesso molta diffidenza, andando anche contro i nostri rappresentanti sindacali che ci rassicuravano sulla bontà del suo piano, siamo andati avanti. Con dolore, molti di noi hanno visto chiudere i propri impianti, chiudendo difatti una parte importante della propria vita lavorativa, sacrificando affetti consolidati e la serenità di sempre.
Abbiamo accettato la sfida del futuro anche perché adesso alla nostra guida c’era, non l’uomo della “provvidenza” ma almeno quello della “speranza”. Si, Dott. Ferrari proprio Lei. Lei si presentò a noi come una figura atipica per l’epoca. Volto fresco, giovane, con un curriculum di tutto rispetto e non il solito stereotipato amministratore delegato messo li per gestire lo “status quo”.
Il suo modo di fare e la sua determinazione ci ha subito conquistati e la diffidenza pian piano cedette il passo alla speranza.
Ogni anno abbiamo seguito con interesse i vari “cascade” (oggi engage) rimanendo sbalorditi da tutto quello che stava mettendo in cantiere. Un’infinità di progetti nazionali ed internazionali che finalmente avrebbero risvegliato dal torpore la nostra chimica e soprattutto dimostrando che l’ingegno e l’intuito italico non è secondo a nessuno nel mondo. Tutto ciò, come spesso Lei ci spiegava, era possibile perche si era tutti parte di una grande famiglia. La grande famiglia dell’ENI.
Ora questa stessa famiglia ci ripudia. Perché Dott. Ferrari, perché. Cosa è successo. Cosa ne è stato di tutte quelle belle parole: condivisione, responsabilità, partecipazione, senso di appartenenza, fare squadra.
E’ vero nel mondo tutti i giorni avvengono fusioni, incorporazioni, cessioni, partecipazioni etc. Non siamo grandi esperti di finanza globale ma il buon senso ci suggerisce che una posizione minoritaria all’interno di un nuovo contesto ci esporrebbe al rischio di decisioni che possano andare contro l’interesse dello sviluppo della chimica italiana specialmente se chi sarà preposto a prendere quelle decisioni sarà straniero.
Avendo avuto l’opportunità di conoscerla, durante tutti questi anni, abbiamo la strana sensazione che anche Lei non sia tanto convinto di quello che sta per accadere e che voglia sinceramente portare a compimento tutto ciò che si era prefisso di realizzare. Forse ci sbagliamo? Per favore ci dia una risposta, si faccia sentire. Parli alla sua gente.
Se tutto questo sarà ineluttabile,potremo solo consolarci dicendole: “E’ stato un sogno, è stato bello crederci insieme. Auguri Dott. Ferrari.
Un gruppo di lavoratori Versalis di Priolo