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Dopo una intensa notte di trattative, questa mattina a Milano (giovedì 27 aprile, n.d.r.) intorno alle 4.00, tra Assocalzaturifici-Confindustria e i sindacati Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil, è stata siglata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto 2016-2019 del settore calzaturiero (80.000 addetti in più di 5.000 imprese), scaduto il 31 marzo 2016.
L’intesa prevede un aumento complessivo pari a 90 euro (minimi e welfare contrattuale). L’aumento sui minimi salariali è di 70 euro (4° liv.), suddiviso in tre tranche: dal 1° aprile 2017, 25 euro; dal 1° aprile 2018, 25 euro; dal 1° aprile 2019, 20 euro.
Sul versante del welfare contrattuale, viene finalmente istituito il Fondo integrativo sanitario di settore: 12 euro a carico delle imprese, di cui 8 euro dal 1° gennaio 2019 e 4 euro dal 1° settembre 2019. Previsto inoltre un incremento (+0,5% euro, circa 8 euro), a partire dal 1 gennaio 2019, per il Fondo pensionistico complementare “Previmoda”, sempre a totale carico delle imprese.
Per tutte quelle imprese che ancora non esercitano la contrattazione di 2° livello, viene riconosciuto un elemento di garanzia retributiva: 200 euro dal 2017; 250 euro dal 2018; 300 euro dal 2019.
“Anche in questo contratto – dicono i segretari nazionali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil, Stefania Pomante, Mario Siviero, Riccardo Marcelli – abbiamo superato quelle difficoltà, soprattutto in tema di salario, trovando una soluzione condivisa tra le parti e ripristinando quel clima di buone relazioni industriali solido e partecipativo che ha contraddistinto il settore in tutti questi anni. L’impegno sottoscritto per un protocollo sulla legalità – aggiungono soddisfatti – è un segnale importante e qualificante perché testimonia una convergenza tra associazioni imprenditoriali e sindacati non solo di interessi ma anche di princìpi. Ora – concludono i segretari – il reddito di migliaia di lavoratrici e lavoratori delle calzature e il loro welfare contrattuale è salvaguardato, dopo anni di crisi che lo aveva falcidiato”.
Nel campo delle normative, l’intesa prevede un ulteriore miglioramento delle relazioni industriali e della responsabilità sociale dell’impresa, puntando sulla piena operatività dell’Osservatorio nazionale e sul suo monitoraggio per le politiche di sviluppo delle produzioni in Italia e sulle condizioni per facilitarne iniziative di “reshoring” (il ritorno a casa di produzioni oltre confine, n.d.r.). Quanto alla contrattazione di secondo livello, le parti hanno deciso di arricchirla, assegnandole materie quali: le staffette generazionali, l’occupazione giovanile, il consolidamento a tempo indeterminato dei contratti atipici, il limite del contratto a tempo determinato al 30% (per quello in somministrazione fino al massimo 10%), la possibilità di attivare forme di “smart-working” (lavoro agile, n.d.r.).
Una vera e propria novità, arriva sul piano dei diritti: il part-time sale dall’8 al 12% e diventa vincolante in caso di figli con handicap fino a 13 anni di età. Fortemente voluto il congedo parentale, che diviene obbligatorio per il padre. Normato anche il percorso per le adozioni internazionali. Inoltre, importante e significativa è l’introduzione nel contratto di un vero e proprio protocollo sulla legalità. Infine c’è l’impegno delle parti ad intervenire a livello ministeriale per far fronte al problema della ciclicità in caso di richiesta di ammortizzatori sociali.
“L’intesa – fanno sapere i sindacati – sarà subito sottoposta alle assemblee dei lavoratori per la definitiva approvazione”. Per effetto dell’intesa raggiunta, viene ritirato lo sciopero nel settore previsto il 5 maggio.