20/03/2012
Il cammino si fa andando… tra le cooperative di alpaqueros

Dopo la pausa turistica, in un luogo in cui ogni pietra parla di secoli di storia e dove i prezzi sfiorano le quotazioni di Piazza San Marco a Venezia, andiamo a visitare un’azienda familiare che confeziona peluche in alpaca e che ha curato la formazione professionale di una cooperativa di donne che non abbiamo potuto visitare per problemi di viabilita’. Durante la visita  ci vengono spiegate le fasi di lavorazione per arrivare a prodotti, completamente manuali, che riproducono vari soggetti (alpaca, orsetti, lama, galline,ecc) venduti sul mercato locale ma anche esportati (nasce l’idea di un possibile collegamento tra queste produzioni e il mercato finale in Italia, forse si sono gettate le basi per future relazioni e scambi commerciali).

Questa esperienza di imprenditorialità peruviana, la ditta è composta dai genitori, 8 figli e circa 15 dipendenti, interessata e disponibile a collaborare per far crescere una esperienza di emancipazione, ha qualcosa da insegnare anche alla nostra cultura del lavoro.
Dopo gli acquisti e i saluti di rito ci dirigiamo verso Pacomarca, una fattoria sperimentale creata da una delle due grandi aziende esportatrici, che in Perú curano la raccolta e la prima lavorazione della fibra di alpaca. Dopo circa 15 minuti di strada sterrata (tempi peruviani, quindi un paio d’ore) arriviamo alla fattoria, dove siamo accolti dal responsabile, un veterinario nativo del luogo ma di origini inglesi, con una spiccata attitudine all’ordine e alla disciplina.

In serata ci viene illustrato il progetto. Si tratta di un lavoro scientifico, teso al miglioramento genetico delle alpaca attraverso processi di selezione, con l’obiettivo di creare animali sempre piu utili dal punto di vista della resa e della qualita’ del manto. Il giorno seguente assistiamo anche alla dimostrazione pratica di trasferimento di embrione,  allo scopo di migliorare e aumentare il tasso di riproduzione di questo animale, attualmente  molto basso (ben 345 giorni di gestazione, in media un solo nato e un tasso di mortalitá nei primi mesi di circa il 30%!).

Assistiamo anche alla tosatura,  effettuata con metodo razionale e strumentazione adeguata. L’alpaca viene distesa sopra un materassino, immobilizzata con delle funi e tosata con una macchinetta tagliapelo molto precisa e meno pericolosa per l’animale rispetto a strumenti usati tradizionalmente.

Il taglio in queste condizioni permette di effettuare una prima importante selezione delle parti del vello (utile per le fasi successive di lavorazione) e di raccogliere ordinatamente la fibra.

Abbiamo conosciuto una esperienza dove si applica un approccio scientifico all’allevamento delle alpaca, consolidato in altri tipi di allevamento, ma innovativo in questo campo, assolutamente  necessario e che guarda al futuro. Deve però integrarsi con l’attuale cultura e realtá alpaquera ed essere funzionale al miglioramento delle condizioni economiche degli allevatori.

Stiamo viaggiando in un paese dove attorno a questo simpatico animale ruotano molti interessi,
diverse iniziative e impostazioni e noi abbiamo il privilegio di poter approfondire e vedere le cose da angolazioni differenti.

Lasciata la tenuta di Pacomarca, il nostro prossimo appuntamento è con la cooperativa di Hito Quillca, fornitrice di buona parte del lotto di fibra arrivato a Biella nei mesi scorsi e acquistato da F.lli Piacenza.

Dopo aver percorso i nostri quotidiani chilometri di strada sterrata, arriviamo nei pressi del paese, dove, percorrendo oltre  4 ore di cammino, gli allevatori hanno fatto arrivare un gregge di alpaca. Possiamo così ammirarle da vicino e gli alpaqueros possono illustrarne le caratteristiche e  presentarci i membri delle varie realta’ locali. Un approccio sicuramenta meno scientifico della precedente esperienza, ma con un sapore molto più autentico. Quando giungiamo in paese l’accoglienza è festosa, allegra, come lo spirito di questo popolo.

Il presidente e il vice presidente della cooperativa sono due donne, coordinano la riunione durante la quale, oltre agli interventi di saluto e illustrazione delle attività della cooperativa e del progetto, si instaura un concreto dialogo con la nostra delegazione e in particolare con Sergio Foglia della F.lli Piacenza.

In quel preciso momento ci siamo resi conto che abbiamo contribuito  a creare le condizioni per uno scambio diretto di conoscenze e competenze che mai si era realizzato in quel contesto e da tutti percepito per la sua importanza e novitá.
Mangiamo insieme e assistiamo ad una esibizione di ballo e di tosatura, infine riprendiamo la strada verso Puno, capoluogo della omonima regione dove viene prodotta più del 60 per cento della fibra di alpaca peruviana.
Il giorno dopo siamo attesi presso la sede del Governo regionale per un incontro istituzionale; l’esperienza di rapporto diretto tra cooperative di allevatori e una azienda italiana e la  collaborazione tra sindacato, impresa e istituzione locale che il progetto Iscos, sostenuto dalla nostra categoria, ha permesso di realizzare sono apprezzate e valorizzate. Terminiamo la riunione con l’impegno a rivederci nei prossimi giorni per approfondire, in termini tecnici, gli aspetti relativi alla lavorazione della fibra e le possibili collaborazioni future.

Nel pomeriggio, dopo aver salutato Paolo Pozzo dell’Iscos Piemonte e il sindaco di Biella Donato Gentile che rientrano in Italia, incontriamo la Cooperativa Cecoalp, che ha effettuato, insieme alla
coop Hito Quillca la vendita diretta di fibra alla F.lli Piacenza. Anche qui siamo accolti con calore, abbiamo l’opportunità di confrontarci direttamente con gli allevatori e chiudiamo in bellezza condividendo cibo e danze.
Se di questi ultimi giorni e degli incontri avuti volessimo rintracciare un comune denominatore, potremmo dire che l’immagine ricorrente è stata quella di un PONTE, tra chi produce la fibra e  chi la utilizza a migliaia di kilometri di distanza, tra lavoratori dell’industria italiana e famiglie di allevatori peruviani, tra istituzioni locali, comunitá e organizzazioni di due continenti.
La sensazione di aver contribuito, per quanto nelle nostre possibilitá, a creare le condizioni per questa collaborazione ci gratifica, ci emoziona e ci impegna a dare continuitá al progetto.
Domani lasciamo Puno, si riparte per visitare una nuova realtá!

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